BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000

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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (oltre 4.000.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


24/4/2012 ● Caro Direttore

Il potere logora chi... ce l'ha


  Cloridano Bellocchio ● 1844


Caro Direttore,
“il potere logora chi non ce l’haâ€, l’aforisma divenuto celebre nel dibattito pubblico perché usato, com’è noto, da Giulio Andreotti. Mi chiedo: è fondato?
Sinceramente credo di no. Perché ripetutamente falsificato da diversi punti di vista: storico, filosofico ed esistenziale.

Primo. Nella realtà effettiva delle grandi democrazie europee in generale, negli ultimi anni, nessun capo di governo è stato riconfermato nel secondo mandato (Inghilterra Spagna ed in questi giorni in Francia). In altri casi abbiamo assistito a cambi di guardia ‘forzosi’ (Grecia ed Italia). Emerge l’infondatezza della affermazione, ripetutamente smentita dalla storia.

Secondo. In generale la gestione del potere stanca e logora. Almeno per chi lo esercita con serietà ed abnegazione. Infatti in regimi di democrazia matura la diversificazione della domanda di solito crea tensioni fortissime in chi deve assumersi l’onere della decisione e della responsabilità. Soprattutto se la direzione di marcia è dettata dalla bussola del bene comune. Termine ultimamente inflazionato su cui prima o poi torneremo.

Terzo. Il dibattito filosofico sulla democrazia ha abbondantemente sottolineato, senza essere smentito, come nei sistemi democratici l’alternanza è sintomo di buon funzionamento. Al contrario la permanenza troppo a lungo al potere (sorvolando, per il momento nell’approfondire il dibattito su certe derive aberranti legate all’affermarsi di pratiche che usano il potere per logorare chi non c’è l’ha, come modalità di conservazione del potere stesso) è da considerarsi una grave anomalia se non una vera e propria malattia.

A conclusione qualche considerazione sul caso Andreotti. L’inossidabile politico italiano della Democrazia Cristiana rimasto al potere per oltre quarant’anni. La gestione, del grande politico, notoriamente informata ad un cinico realismo, dove talvolta il potere veniva gestito al solo scopo di conservarlo, ha contribuito per buona parte a costruire, soprattutto negli anni ottanta, quell’Italietta gaudente e volgare che ha generato e sostenuto un potere inefficiente, autoreferenziale e corrotto. Da cui è derivato tra l’altro la montagna di debito pubblico (e non solo) e le pratiche familistiche, nepotistiche e clientelari contro cui le nuove generazioni si vedono costrette a combattere una difficile battaglia. La posta in gioco: scongiurare il pericolo concreto di un complessivo arretramento delle stesse condizioni di civiltà dell’Italia e della qualità del proprio futuro.
Basta prestare per un attimo l’attenzione al fenomeno della fuga dei cervelli dall’Italia nel contesto globale della società della conoscenza per comprendere la gravità della situazione.
Problemi rispetto ai quali un’intera classe dirigente, quella emersa dopo l’annus horribilis (1992) ha mostrato una profonda ed insanabile incapacità. Per questo si è ridotta ad essere ‘la casta’.
La stessa che mentre taglia risorse (facendo finta di subire le decisioni?) e mostra di non avere una benché minima idea sulla crescita, si fa cogliere con le mani nel sacco dello scandalo dei rimborsi che superano le spese sostenute. Che si auto-assegna indennità, liquidazioni, vitalizi e privilegi che risultano essere i più costosi del mondo. Che fa affari immobiliari e speculazioni in borsa con il denaro del povero contribuente vessato dai mille tagli ed aumenti di balzelli.

Le autocritiche imbarazzanti da una parte. Le sceneggiate tardive e furbe dei populisti dall’altra. Di fronte al silenzio unanime, rotto solo e contestualmente alle perquisizioni da parte della guardia di finanza della sede della Lega, servono a poco se gli attuali contenitori politici non faranno i conti con la democrazia interna.
Semmai confermano il distacco ormai abissale con l’opinione pubblica che la casta cerca disperatamente, di colmare.
Ingegnandosi nell’uso di linguaggi, talvolta inutilmente violenti (da italiano macho) verso l’avversario e spesso oscuri, nella cura della propria immagine e della ostentazione di improbabili status simbol (forma) quali surrogati di mancanza di idee (contenuto), nella speranza di deviare l’attenzione dell’opinione pubblica su pratiche spesso indicibili, che poco hanno a che vedere con il concetto democratico del potere e con la buona-politica.
Il fallimento di quella classe dirigente ha aperto la strada alla strana ed imbarazzante esperienza del governo tecnico. Con buona pace della (mai nata?) seconda repubblica e del chiacchiericcio volgare di un bipolarismo muscolare in salsa italiana: politicista, populista e sprecone.

POST SCRIPTUM
Mi sono visto costretto ad utilizzare la parola buona-politica. Cresciuto in contesti culturali dove la cattiva-politica coincideva con la non-politica. Spero un giorno (al più presto) si possa tornare a nominare quel termine senza aggettivi, cosi come spero che la parola potere non venga associato all’avere, ma all’esercizio.
Forse allora tornerà ad essere possibile riaffermare una dialettica democratica tra maggioranza e minoranza non più dominata dalla logica totalitarista amico-nemico ma dall’apertura sincera verso il punto di vista dell’altro. Riscoprendo la grande verità che le ragioni non militano sempre e solo da una parte. Essendo le parti composte solo e semplicemente da uomini. Nostalgie d’altri tempi? Molto dipende da noi tutti far si che non rimangano semplici nostalgie.
Occorre il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà. Cosi Gramsci esortava i militanti del Partito comunista d’Italia di fronte alla lunga notte del fascismo.

Cloridano Bellochio

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