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		19/10/2012 ● Solitudini d'autore
La questione morale
 Redazione FPW ● 1956
  Redazione FPW ● 1956 
        
        (...) I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa 
o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, 
idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. 
Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche 
loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani 
emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. 
La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, 
e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la 
maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di 
camarille, ciascuna con un "boss" e dei "sotto-boss". (…)
I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal 
governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le 
aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai 
TV, alcuni grandi giornali. (…)
Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono 
chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del 
partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario 
viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di 
clientela; un'autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene 
aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un'attrezzatura di laboratorio viene 
finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei 
vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti. 
(…) Vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come 
dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica 
della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi di 
Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le 
grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, 
controllando democraticamente l'operato delle istituzioni. (…)
La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei 
corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, 
bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione 
morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte 
dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per 
bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di 
costoro, che vanno semmplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che 
la questione morale è il centro del problema italiano. (...)
Enrico Berlinguer 
La questione morale - «La Repubblica», 28 luglio 1981
