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		22/3/2013 ● Cultura
"Anno della Fede": il Vescovo scrive ai catechisti
  Gianfranco De Luca ● 1779 
        
        Una fraternità per l’evangelizzazione e l’iniziazione cristiana. 
Catechista, perchè invitato a dare una mano in parrocchia, così hanno iniziato 
quasi tutti; forse in modo imprevisto, perentorio, inatteso. Forse sei stato 
scelto tu perché altri hanno detto di no. Ma oggi sei catechista. Prendi 
coscienza e ringrazia.
Catechista, perchè battezzato, e in quanto tale, per la propria vocazione 
cristiana, responsabile della Parola di Dio, perciò evangelizzatore-testimone. 
Consapevolezza che matura se si prosegue a svolgere questo ministero come una 
vocazione che viene da Dio e a rimanervi fedeli.
Catechista non da solo, ma insieme ad altri; come tutte le vocazioni, non è una 
chiamata personale, ma ti inserisce in una comunità di chiamati come te. Ci si 
ritrova con altri non per propria scelta, non per particolari affinità, non solo 
perche si svolge nella comunità un servizio comune, ma perché si viene chiamati 
insieme. Come la Chiesa, che è convocazione di diversi, moltitudine di diversi.
Momenti di un percorso che ognuno ha fatto. Non certamente scontato, ma 
profondamente significativo, perchè è “tipico†dell’esperienza cristiana 
dall’inizio del suo accadere nella storia.
I discepoli, chiamati personalmente a stare con Gesù, si ritrovarono insieme tra 
loro. Non erano certo affini, bensì diversi:c’era un pubblicano, 
collaborazionista del potere romano, Matteo, ed uno zelota, rivoluzionario, 
alcuni già avviati ad una scelta di vita religiosa, come Andrea e Giovanni 
discepoli del Battista; .....Si ritrovarono insieme grazie a Gesù e iniziarono 
un cammino che li accompagna, attraverso un percorso, lungo, faticoso e 
articolato, a diventare fratelli; grazie a Gesù, il Fratello, che li aprì alla 
relazione con l’Unico Padre e perciò a riconoscersi fratelli. Apartire dalle 
loro diversità, Gesù li costituisce in un ‘collegio’, fraternità, comunità, ne 
fa una realtà unica sulla quale costruisce la sua Chiesa.
Una compagnia di fratelli
Lo stare con Gesù, uniti nel suo nome, fa sì che lo stare insieme, l’essere 
gruppo, diventi una compagnia di fratelli: proprio in questo fatto accade la 
Chiesa.Nel vostro essere la fraternità dei catechisti della parrocchia di…. si 
realizza visibilmente il mistero della comunione ecclesiale.Non è casuale che 
nel vangelo di Giovanni la prima volta che i discepoli vengono chiamati da Gesù 
‘fratelli’ è dopo la sua risurrezione, come non è casuale che il vangelo dove la 
parola fratelli è più presente è quello di Matteo che è definito vangelo della 
comunità. Siete fratelli perché membri della comunità/fraternità dei catechisti.
Possiamo dirlo con assoluta certezza: non c’è esperienza di Chiesa se non c’è 
fraternità; lì dove c’è una compagnia di fratelli uniti nel nome del Signore 
Gesù Cristo, lì accade, si rende presente e visibile, la Chiesa. A voi è data la 
possibilità concreta di fare esperienza di Chiesa, perché unica è la chiamata, 
unico il ministero.
Come frammento nel quale il Tutto diventa esperienza ed è presente.
Resta fondamentale la consapevolezza di essere frammento (parte di un tutto), 
una componente, tra le altre, della comunità ecclesiale. Questo evita la 
chiusura, la formazione di conventicole, o di lobby e la percezione di un 
cristianesimo elitario ed esclusivo. Consapevolezza che nasce dal fatto che 
nella Chiesa ognuno (in questo ognuno è compresa anche ogni realtà associata, 
ogni gruppo, ogni movimento, ogni congregazione religiosa etc.) non è per sè, ma 
è tale, e perciò realtà con una propria identità, in quanto è per tutti gli 
altri, a servizio dell’intera comunità. Nello stesso tempo è importante essere 
consapevoli che in questo frammento (particula), che è lo specifico servizio 
catechistico vissuto da una piccola fraternità, accade il tutto (come nella 
particola del pane consacrato c’è il tutto, il riferimento eucaristico non è 
forzato o surrettizio): nel vostro prezioso servizio ecclesiale è realmente 
possibile e concreta l’esperienza della vita fraterna che invera la Chiesa e la 
manifesta come Chiesa di Cristo.
L’ante omnia.
C’è un “prima di tuttoâ€, che è presente in tutto. Un Principio nel quale e 
grazie al quale tutto ha origine: Dio Uno-Trino. Non si tratta di un principio 
astratto o di una categoria teologica ma è Dio stesso che è Amante, Amato e 
Amore. Dal seno del Padre nasce la missione, al seno del Padre essa si svolge e 
al seno del Padre si conclude. L’amore trinitario è l’origine, la forma, e il 
fine dell’azione dell’economia della salvezza. La Chiesa, lungo la storia e in 
ogni angolo della terra, è “un popolo che deriva la sua unità dall’Unità del 
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo†(LG 4), essa risulta «mistero di 
comunione trinitaria in tensione missionaria» (PdV n. 12). Proprio dentro questa 
realtà ci ha riportati Giovanni Paolo quando nellaNovo millennio ineunte scrive: 
“Prima di programmare iniziative concrete occorre promuovere una spiritualità 
della comunione, facendola emergere come principio educativo in tutti i luoghi 
dove si plasma l'uomo e il cristiano, dove si educano i ministri dell'altare, i 
consacrati, gli operatori pastorali, dove si costruiscono le famiglie e le 
comunità.†(NMI 43). Nel frammento deve necessariamente esserci il Tutto, pena 
la sua l’insignificanza: la matrice trinitaria nella concretezza della vita 
ecclesiale si invera e concretizza nella fraternità accolta e vissuta e solo a 
questa condizione l’azione pastorale rende presente ed operante l’evento 
salvifico e introduce in esso.
Ecco allora che i catechisti presenti in una comunità parrocchiale sono chiamati 
a formare una fraternità, grazie alla spiritualità della comunione, e solo in 
questo modo svolgono in modo pieno ed efficace il ministero 
dell’evangelizzazione e dell’iniziazione cristiana dei membri della comunità 
stessa.
Costituiti in Fraternità a servizio dell’evangelizzazione e dell’iniziazione 
cristiana.
Questo è contemporaneamente un punto di arrivo e un punto di partenza e in 
quanto tale non va mai dato per scontato e compiuto. C’è un percorso di 
accompagnamento per essere ammessi nella fraternità e un percorso di crescita 
nella vita fraterna, così come c’è un percorso di formazione che riguarda i 
contenute e le metodologie della evangelizzazione e dell’iniziazione cristiana 
che ha una prima fase di fondamenti e una di formazione permanente e 
co-formazione. Percorsi che non sono accanto o altro dalla crescita nella fede e 
nella vita di fede che ogni battezzato è chiamato fare, ma che per il catechista 
hanno una caratterizzazione specifica legata al ministero che vive nella 
comunità. Anche qui vale il discorso della parte che contiene il Tutto: non si è 
cristiani a spicchi, evangelizzazione, liturgia, carità, impegno sociale, 
attività economica etc.; nessuna dimensione dell’esistenza cristiana può 
prescindere dalle altre. Sono, insieme, la sinfonia della nostra fede.
Ne deriva che il punto centrale, la vera fonte e il vero culmine di ogni 
“frammento†è la Celebrazione Eucaristica del Giorno del Signore, dove ogni 
frammento si rifonde nel Tutto e ne riesce completamente rinnovato. La comune 
partecipazione al banchetto eucaristico, nutrendoci tutti di un frammento del 
pane spezzato, è segno visibile di questa realtà ecclesiale-eucaristica.
Tornerò su questi temi e cercherò di svilupparli perchè diventino percorsi certi 
e condivisi.
Gesù Cristo come fondamento.
Gesù Cristo, morto e risorto, rende tale la fraternità dei cristiani, e perciò 
anche quella dell’evangelizzazione e dell’Iniziazione cristiana.
A fondare la fraternità cristiana è la fede che ci fa consapevoli di essere 
figli dell’unico Padre e perciò fratelli tra noi; la fede è anche il patto 
(l’alleanza) tra noi, e tra noi con Dio. Siamo figli in Gesù Cristo e perciò 
grazie a Lui e solo in Lui siamo fratelli. Ecco che, perchè la fratellanza sia 
viva, occorre una conoscenza viva e personale della Paternità di Dio e una 
permanenza viva in Cristo, frutto della grazia.
Sinteticamente offro alla vostra meditazione quanto è riportato nella regola 
della Comunità di Bose circa il vivere la fraternità. Sono prospettati quattro 
passaggi fondamentali per vivere la fraternità.
1. Occorre innanzitutto credere all’amore, secondo le parole del discepolo 
amato: «Noi abbiamo creduto all’amoreâ€; (1Gv 4,16). È la cosa più importante, 
perché chi non crede all’amore non fa vita cristiana ed è fortemente minacciato 
nel suo cammino di umanizzazione.
2. Occorre, nella fraternità dei catechisti, decentrarsi, cioè trovare il centro 
non in se stessi ma nel Signore, e comunque non voler essere al centro, 
lasciando sempre Cristo al centro del nostro vivere. Ricordate la lezione che 
Gesù ha dato alla sua comunità: quando si domandavano chi dovesse stare al 
centro, Gesù ha messo al centro, in mezzo, un piccolo (cf. Mc 9,36).
3.Occorre dare accoglienza all’altro, decidendo di amarlo prima di conoscerlo. 
Il grande allenamento è decidere di amare l’altro prima di conoscerlo. E non 
valgono né simpatie, né antipatie, né affinità elettive, perché nulla può essere 
preposto all’amore di Cristo. Il fratello, la sorella, è un dono di Dio, non lo 
scegliamo ma dobbiamo accettarlo come dono, con il suo modo di stare, di vivere 
i rapporti, di essere altro, diverso:gli possiamo solo chiedere di vivere il 
Vangelo, come lui può chiederlo a noi.
4. Infine, occorre curvarsi sull’altro, per servirlo, per perdonarlo, perché 
prima o poi sarà malato, prima o poi sarà vecchio, prima o poi lo scopriremo 
peccatore, prima o poi verrà a trovarsi in una situazione di bisogno e ci 
chiederà di piegarci, di curvarci davanti a lui.
La Vergine Santa ci aiuti a “sintonizzarci†su queste riflessioni e soprattutto 
a viverle, innanzitutto per una pienezza di vita cristiana e conseguentemente 
per rendere rispondente a verità il ministero che svolgiamo nella comunità 
parrocchiale.
