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		9/4/2013 ● Cultura
Facciamo finta che tutto va ben
  Mario Vaccaro ● 2002 
        
        Avevo 6 anni quando nella TV in b/n ascoltavo la Colli cantare questa 
canzone, in un programma che conduceva assieme al marito (Gaber che, diventato 
il signor G, incise “Far finta di essere sani”, attualissima come sono e saranno 
per lungo tempo tante sue canzoni). Se non avesse 38 anni, sembrerebbe sfornata 
dal duo Apicella/Berlusca. Certo il testo, nell’immaginario di molti, non può 
non evocare l’ultimo governo del signor B, con le sue ampie rassicurazioni circa 
un’Italia che nell’ambito della crisi mondiale stava “meno peggio” degli altri 
paesi occidentali, con il rammarico espresso nei confronti del disfattismo di 
coloro che, argomentando della crisi, creavano quel clima di sfiducia che 
avrebbe nuociuto all’economia, rallentando il ritmo degli investimenti … 
d’altronde “i ristoranti erano pieni!”.
Dare tutta la colpa al signor B, però, è da italiano affetto dalla “sindrome da 
piazzale Loreto”: se la crisi è mondiale, l’inadeguatezza dell’intera classe 
politica è fattore nostrano. Ed è stata proprio la crisi a rendere 
drammaticamente evidente una risultanza messa in luce giĂ  11 anni orsono. Ma il 
pungolo dei “girotondini” non ha sortito effetto alcuno, anzi la sinistra ha 
mostrato tutta la sua debolezza in questo frangente, non riuscendo a vincere 
quando vincere era facile. Chi poteva immaginare che D’Alema 
“dìqualcosadisinistra” fosse la pentola rispetto alla brace dei suoi successori, 
tutti accomunati in un antiberlusconismo da paradosso: non solo si è rivelato un 
atteggiamento politicamente sterile, quanto nei fatti al signor B non hanno mai 
messo i bastoni tra le ruote, laddove addirittura lo hanno favorito (quel genio 
di Veltroni, il “comunista che non è mai stato comunista”, è riuscito a 
riabilitarlo dopo che la Lega lo aveva mollato). Ma questa è già storia.
La principale qualitĂ  di un leader politico riguarda il possesso delle doti da 
statista, ovvero deve avere un’idea chiara dei traguardi da far raggiungere al 
proprio paese. Non è roba per pavidi, per una sinistra che si vergogna di essere 
una sinistra (visto la fine di Fini, che giunto al Governo si è messo a fare 
cose di sinistra, rinnegando le sue radici?). Con i Prodi e i Renzi si 
vinceranno pure le elezioni, poi però un centrosinistra dovrà pur fare anche 
qualcosa di sinistra. A me sembra fin troppo evidente che da anni in questo 
paese ci sono milioni di persone di sinistra il cui pensiero politico non trova 
rappresentanti che abbiano il coraggio di sbandierarli. Ma se l’andamento delle 
tornate elettorali sono x lo + sconfortanti, c’è comunque un Vendola che, 
comunista e omosessuale, vince in una delle regioni più conservatrici d’Italia, 
contro un uomo forte del centrodestra … ed è l’unico a criticare Monti, a 
differenza dei pavidi uniti nel coro degli elogi: fatto il bilancio dell’ultimo 
Governo si vedrĂ  chi aveva ragione.
Il Muro di Berlino – la prendo alla lontana - ha una valenza simbolica la cui 
connotazione è chiaramente negativa; va da sé che la sua caduta è simbolo di 
carattere positivo. I simboli evocano, nell’ambito d’una medesima cultura 
(antropologicamente intesa), significati ideali di immediata comunicazione: si 
visualizza l’oggetto concreto e immediatamente si stabilisce un’analogia con 
un’immagine evocata mentalmente. Insomma, focalizzi la mente sulla caduta e 
repentinamente noi individui appartenenti alla cultura occidentale – 
identificata da un minimo comun denominatore di valori – colleghiamo l’evento a 
significati che sono patrimonio di tutti. A quasi un quarto di secolo di 
distanza, sarĂ  che sono mentalmente disturbato, a me sembra che occorra indagare 
su altri significati di non immediata evocazione, alieni dalla portata 
simbolica. Per quel che concerne la cultura politica, la caduta ha rappresentato 
l’avvio di un declino. Probabilmente è una questione di struttura mentale, che 
in tema di ideali si è formata sulla dottrina cattolica: la visione assolutista, 
che è marchio specifico della nostra religione, in tema di intelletto ci ha 
insegnato a “ragionar per astrazioni” sulla base degli opposti … bianco-nero, 
bene-male, luce-tenebre e via fantasticando (il disturbato, purtroppo, non sono 
io). E così insieme al Muro è caduta la netta separazione tra le opposte visioni 
progressista/rivoluzionaria e conservatrice/reazionaria: incapaci di ragionare 
sulle sfumature di grigio, centrodestra e centrosinistra si sono impaludate su 
una cultura politica dalla tonalitĂ  plumbea, esprimendo programmi politici che 
non hanno alcuna particolare connotazione, potendo indifferentemente essere 
esponenziali dell’una o dell’altra parte dello schieramento.
L’identità politica, la provenienza, sono questioni dirimenti solo quale 
criterio per assegnare i posti in cui sedere in Parlamento (i Grillini hanno 
rappresentato una novitĂ  anche riguardo alla posizione in cui collocarsi 
nell’emiciclo: sono il prodotto della barbarie politica che ha portato al 
nonsenso dei vecchi riferimenti). La c.d. sinistra massimalista, cioè la vera 
sinistra, è evaporata per pavidità … così come la destra; ci vogliono dare a 
bere che è una circostanza positiva, un’emancipazione dai vecchi schemi … bla 
bla bla. A me sembra essere un chiaro segno di decadenza, l’abbandono della 
ricchezza delle differenti visioni della vita e della società, a discapito d’un 
pensiero unico … moderati di destra e moderati di sinistra. Il punto è: siamo 
davvero tutti moderati? Rifondazione Comunista negli anni ’90 arrivò a superare 
tre milioni di voti: questi italiani hanno in seguito cambiato idea per aver 
all’improvviso compreso di essere intimamente moderati o la classe politica non 
è stata in grado di esporre validamente le loro idee?
E’ destino dunque che il centrosinistra venga rappresentato da uno la cui 
immagine è curata da Gori e la dialettica da Baricco, quindi più che da un uomo 
da un prodotto. Molto probabilmente con lui si sarebbero vinte le elezioni e, in 
quanto sindaco di un’importante città, si potrebbe anche scommettere sulle sue 
capacitĂ  (la sua cosa migliore, secondo me, rimane quello che, al netto della 
scelta infelice del termine quanto a buon gusto, è il necessario contrasto 
dialettico che il delfino deve stabilire col vecchio capo: giovani della 
sinistra guglionesana, prendete esempio … e Raspa docet). L’ho sentito esprimere 
la sua su tanti temi, ma io resto dell’opinione che uno statista debba esporre, 
con pochi ed efficaci slogan, i punti chiave su cui riverserĂ  tutto il suo 
impegno. Come in ogni azienda, dal candidato alla Presidenza del Consiglio, al 
netto delle solite menate retoriche (Renzi in un comizio pre-primarie se n’è 
uscito con un “voglio poter augurare ai pensionati un buongiorno che sia davvero 
un buongiorno”, in stile “Miracolo a Milano”), vogliamo sapere in quali settori 
intende tagliare le spese e su quali investirĂ  risorse (politiche sociali, 
lavoro e cultura – obiettivi per antonomasia di sinistra - sennò la gente prima 
o poi s’incazza davvero), rendendoci edotti su come finanzierà gli 
“investimenti”. Per come la vedo io, più importante di vincere le elezioni è il 
“come le vinci”: se lo schieramento vede Monti e Vendola assieme, quale idea 
politica, quale visione del Paese verrebbe ad affermarsi? Detto papale papale, 
quando occorrerà chiedere l’ennesimo sacrificio economico, lo si chiederà agli 
ultimi o ai primi della società? Per un voto consapevole, d’opinione, l’elettore 
dovrebbe essere informato prima su tale non secondaria questione. Questi 
partiti, che se ne strafottono di ottemperare alla norma piĂą elementare 
esistente in politica, “se mi voti ti prometto che …”, hanno pure il barbaro 
coraggio di attaccare Grillo su questo punto … “passa il bue e dice …”.
Molti si prendono la briga di ricordarci, bomboletta di vernice in mano e 
Nietszche quale fonte d’ispirazione, che “Dio è morto”; a me, che pure non son 
medico, tocca l’ingrato compito di rendervi – qui ed ora - edotti del fatto che 
… sigh! … anche Marx è da un po’ che non si sente tanto bene.
Ma facciamo finta che tutto va ben, facciamo finta di essere sani (“liberi, 
sentirsi liberi, forse per un attimo è possibile, ma che senso ha se è cosciente 
in me la misura della mia inutilità” GG).
