BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000
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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 è attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali è in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (circa 3.200.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


25/5/2013 ● Solitudini d'autore

Il gattopardo


  Redazione FPW ● 1537


In Italia, sul piano sociale, abbiamo un problema fondamentale e ben preciso: la scarsissima mobilità sociale, tra le più basse dei paesi del “primo mondo”, che fa sì che possa accedere a certi ruoli sociali e professionali perlopiù solo chi appartenga a una famiglia che già vi accede. Fa l’avvocato chi ha il padre o lo zio avvocato, il professore universitario chi ha la madre professoressa d’università, mentre chi appartiene a una famiglia di operai fa l’operaio e chi ha i genitori alle poste il postino.

Non si tratta di un grossolano luogo comune: “Fra il 2000 e il 2008, meno di una famiglia ricca su 100 è diventata povera. E solo una famiglia povera su 50 è diventata ricca. Oltre l’80 per cento dei poveri è rimasto povero o quasi. E quasi il 90 per cento dei ricchi è rimasto, più o meno confortevolmente, ricco” (La Repubblica, 3 marzo 2010). Ciò riguarda anche la politica, vuoi perché oltre il 70% dei parlamentari appartiene al ceto dei liberi professionisti ordinistici (medici, avvocati, professori), vuoi perché – guarda caso – per accedere agli alti livelli della politica pare essere spesso necessario avere in famiglia chi lo ha già fatto. Due esempi per tutti, presi dalla parte che pretenderebbe di lottare contro le diseguaglianze: il padre di D’Alema era nel comitato centrale del PCI, quello di Veltroni (giornalista specializzato in cinema e che ha diretto l’Unità) era direttore dell’Unità (e la figlia fa la regista cinematografica).

Basta guardarsi attorno per rendersi conto di quanto sia macroscopico il problema, basato sul fenomeno del “familismo amorale” (Edward Banfield, Le basi morali di una società arretrata, 1958, non a caso tradotto nel nostro paese solo diciotto anni più tardi) e particolarmente diffuso in Italia per il perverso modo in cui, anche grazie al Vaticano, vi si sperimenta la famiglia. Un problema che, non c’è certo bisogno di spiegarlo, è alla radice delle ineguaglianze nelle opportunità, ma che – forse questo è il caso di sottolinearlo – contribuisce in modo determinante anche ad azzerare l’importanza del merito e ad assegnare i posti di responsabilità nella società per eredità, talvolta largamente a prescindere dalle competenze e dalle qualità degli assegnatari.

Da qui, e non dal rinnovamento astratto della classe politica, dalla riduzione dei suoi costi, dall’aumento della rappresentanza femminile o immigrata, o da altre questioni affini sarebbe necessario partire per dare a questo paese un volto nuovo. Da qui, non già perché le altre cose non siano importanti – lo sono, e molto – ma perché sono conseguenze di questo vizio d’origine, prima e fondamentale corruzione del nostro paese, da cui nascono i privilegi e le “caste”.

Teniamolo ben a mente, quando (e se) cercheremo di dar vita a qualcosa di diverso nella società e nella politica italiane. E teniamolo a mente anche guardando al governo che s’è appena insediato, diretto da un signore – Enrico Letta – catapultato nella politica fin da giovanissimo, arrivato a fare il ministro a tretadue anni (il più giovane della storia della Repubblica, credo), designato Presidente del Consiglio dopo essere stato vice segretario di una segreteria deficitaria e dimissionaria e che, per curiosa coincidenza, ha uno zio – Gianni Letta – braccio destro del capo dell’altra fazione politica, con il quale negli ultimi quindici anni si è scambiato il testimone all’interno dei vari governi (uno usciva e l’altro entrava, talvolta proprio nel medesimo incarico).

Di fronte a tutto questo, le parole di Don Fabrizio principe di Salina paiono perfino poca cosa e la nostra Italia del terzo millennio pare ferma ancora alla Sicilia dell’Ottocento.

FILOSOPOLIS, Fare filosofia per tornare a fare politica | Il gattopardismo del familismo amorale





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