Aggiornato:
4/6/2013 ● Caro Direttore
Siamo cresciuti con la cultura dell’autocritica
Caro direttore,
tutto ciò che accade giustamente accade. Siamo cresciuti con la cultura
dell’autocritica. Non faremo come gli struzzi.
Nell’interesse della sinistra riformista ( che legge e studia per imparare) e
del rinnovamento culturale ed organizzativo necessari per affermarlo.
PREMESSA
Ogni evento ha una causa. Ed ogni causa produce un effetto. E’ buona norma
cercare spiegazioni riconoscibili e non restare vittime del fenomeno
dell’impotenza della mente. Che si manifesta ogniqualvolta
le categorie interpretative risultano soccombenti. O mancano del tutto.
Noi, come ci hanno insegnato grandi maestri, viviamo nella possibilità. Ne
consegue che gli accadimenti sono il risultato delle nostre scelte. Gettati nel
mondo, “ siamo condannati ad essere
liberi” ( Sartre).
Quindi davanti all’evento sono necessarie tre operazioni da parte del soggetto:
Accettarlo per capirne le ragioni. Comprenderlo partendo dal dato in sé. Capire
le ragioni per agire e scegliere in che
direzione andare. In questo esercizio si condensa la libertà. Magari per
organizzare un contro-evento a partire dalle cause che hanno prodotto l’evento
medesimo.
SUL RISULTATO ELETTORALE
Riconosciamo di essere stati sconfitti. Sconfitta tanto più grave perché
inaspettata. Il nostro messaggio centrale ‘costruire più paese’ è stato
ignorato dai più. Dal 53% di chi ha espresso il voto. Un impasto disomogeneo e contraddittorio di interessi confluiti in un
blocco conservatore. Lontano dalle necessità inerenti il completamento della
modernizzazione di cui ha urgente bisogno il nostro territorio e la nostra comunità.
Tra conservazione e cambiamento è prevalsa, seppur di poco, l’opzione che fosse
meglio lasciare che tutto continuasse nei contenuti e nei metodi come prima.
Magari, per qualcuno, in attesa di occasioni migliori.
Le ragioni ? Se ne possono individuare più di una.
La rimozione forzata del giudizio sulla perfomance assolutamente inadeguata
dell’amministrazione Antonacci e sulle cause profonde (la cultura politica) che
ne erano e ne sono all’origine.
A determinarla:
1. Una tenaglia mediatico-informativa.
Alimentata da soggetti di diversa estrazione e di diversi intendimenti. Ma
convergenti nel deviare il dibattito politico su questioni del tutto irrilevanti
( alcuni inesistenti) rispetto al tema centrale del bene comune. Attacchi
personalistici, senza costrutto, rivolti in primis al candidato alla carica di
Sindaco. Il festival di mister simpatia. Le presunte dinastie. L’ uso di
categorie politiche alla moda calate astrattamente sul contesto locale,ecc).
E’ stata, così, imposta un’agenda setting decentrata rispetto i tematismi
inerenti il buon governo. Per contro la nostra strategia comunicativa,
incentrata quasi esclusivamente sui comizi elettorali, è risultata, purtroppo, debole.
2. La paura del cambiamento annunciato.
Il collante per la costituzione di un blocco di interessi, ivi compreso quelli
esterni al territorio, costituiti attorno all’amministrazione uscente (
burocrazia comunale, micro-imprese al servizio esclusivo del comune, precari che
ruotano attorno ai pochi servizi di manutenzione del territorio, mantenimento di
equilibri politici negli enti,ecc).
3. Il ritorno al metodo clientelare ( sollecitazioni e promesse).
Come risposta al soddisfacimento di interessi spiccioli ed appetiti immediati
rivolta verso interi pezzi di società ( abbiamo notizie di promesse e colloqui
allettanti per gonzi!!), che versa in condizione di precarietà;
L’ errore, commesso al momento della formazione della coalizione, di esserci
fatti irretire nel politicismo.
Non siamo riusciti a tenere una linea di coerenza seguendo la modalità:
programma- coalizione-sindaco. Forse per la paura di osare abbiamo subìto la
deriva politicista che l’area moderata ( cosiddetta) è riuscita ad imporre. Siamo così precipitati lentamente nel
pantano, da cui è derivata:
1. una prolungata incertezza, circa le modalità di composizione della lista che
ha creato incomprensioni e qualche dissenso.
2. La perdita di contatto con la rappresentanza sociale per ciò che attiene la
composizione della lista. Soprattutto del mondo rurale.
La sottovalutazione del peso del “ ritorno al proprio particulare’ di una parte
ancora consistente della società locale.
Clientelismo ( trattative personalizzate), familismo amorale ( difesa di
interessi di famiglia) e corporativismo ( difesa degli interessi dei gruppi che
vivono attorno alle risorse pubbliche), politicantismo ( la ricerca di una candidatura senza sé e senza ma). I vecchi e sempiterni vizi
della provincia meridionale, questa campagna elettorale sono tornati ad essere
naturalmente attuali in un momento di fortissima crisi economica che sta spingendo verso la società molecolare ed
egoista. Questo a prescindere dalla dichiarazioni di buona volontà o di
appartenenza ideologica.
Fenomeni che ci interrogano sul grado di autonomia reale della società civile (
tanto a-criticamente esaltata) aggredita da una politica dirigistica ed
arrogante. Di cui, significativamente, la tenaglia mediatica-informativa non è sembrata, né sembra minimamente accorgersi.
CONCLUSIONI PROVVISORIE.
Il consenso ottenuto dalla lista ( mandata in esilio assieme al 47% della
popolazione votante?) dimostra, comunque, l’esistenza di una base sociale molto
ampia (1523 voti). Disposta ad accompagnare e sostenere il cambiamento possibile del paese. Proposto in maniera ‘pulita’.
Se, da una parte questo dato in sé non attenua il valore della sconfitta subìta,
dall’altra ci conferma la validità della nostra proposta. Questa è la base
sociale e culturale su cui intendiamo ricostruire la buona politica a Guglionesi
e nel territorio. I problemi da noi sollevati rimangono. Perché veri.
Adesso aspettiamo di conoscere le soluzioni di chi ha vinto.
Noi abbiamo deciso di:
• Mantenere fermo l’obiettivo “ più paese, più comunità” attraverso la
ricostruzione di un legame forte con la società locale,di cui ci faremo
interpreti mettendo in campo strumenti e luoghi dove costruire relazioni nuove e
di servizio;
• Sostenere un ruolo di opposizione democratica in rappresentanza del blocco
sociale che ha inteso darci la fiducia nell’interesse generale della comunità
’intera. Che sarà di controllo e costruttiva. E non si limiterà ad interpretare
il proprio ruolo esclusivamente nelle sedi istituzionali;
• La riapertura di un dialogo con tutte le forze disponibili a creare uno spazio
riformista lontano in maniera definitiva dalle liturgie politiciste dimostratesi
inaffidabili ed inutili e dai falsi estremismi.
Un ringraziamento affettuoso a tutti i ragazzi della lista ed a tutti i
sostenitori ( i tanti giovani appassionati, le tante persone e famiglie) che
hanno ri-scoperto il volto buono della politica. Esortandoli a non mollare.
Usando il coraggio ed il linguaggio della verità. Uscendo dalla condizione di
‘invisibilità’ cui la società egoista li ha costretti. Un ringraziamento a tutte
le persone che con la loro simpatia ed incoraggiamento ci hanno sostenuto
mostrando,al di là delle chiacchiere, che hanno avuto fiducia in noi.
Un ringraziamento anche a quegli amici che nonostante la differenza di visione
ci hanno lealmente sostenuto.
Cloridano Bellocchio