BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000

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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilit alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attivit professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (oltre 4.000.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonch editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, cos , l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


10/6/2013 ● Caro Direttore

Indimenticabili maestre di vita


  Cloridano Bellocchio ● 1216


Caro direttore,
sento di condividere totalmente le considerazioni che hanno ispirato Fuoriportaweb a proposito della chiusura della esperienza delle nostre suore la cui opera ci ha accompagnato per oltre per oltre mezzo secolo.
Sul piano storico è stata un’opera altamente meritoria e significativa. Che ha inciso profondamente sulla formazione e l’ educazione di molte generazioni. Suor Crescenza, Suor Ilaria. Indimenticabili maestre di vita. Usavano la dolcezza materna. In tempi difficili, il decennio del dopoguerra, nei quali le mamme erano costrette ad uscire all’alba per tornare al tramonto. Le necessità che stringevano le famiglie erano più forti di qualsiasi cosa.
Alla strada, luogo unico di socializzazione per i ragazzi, in una comunità rurale manchevole di tutto ( o quasi), hanno saputo sostituire validamente momenti di aggregazione positiva introducendoli alla musica ( attraverso la corale), alla drammatizzazione teatrale, ai valori della tradizione ( Natale, il carnevale, la settimana santa, le festa dei santi, il catechismo, i viaggi, ecc). Hanno saputo educarci al messaggio evangelico senza impedirci scelte diverse. Con lo scambio amorevole e comprensivo tra maestro ed allievo che educa alla libertà. Un ricordo. Mi si perdoni l’introduzione di questa nota personale. I primi anni settanta ( avevo 14 anni) molti decisero, quasi di colpo, di sperimentare nuove ed inedite strade. Lontane dalla parrocchia. E dalla casa madre: l’asilo comunale. Che nel pomeriggio organizzava iniziative coinvolgenti per tanti ragazzi. La scoperta della politica come strumento di emancipazione. Il rifiuto della parrocchia. Taluni, come il sottoscritto, all’impegno politico affiancavano l’amore, condiviso con altri, per la musica rock. Quindi, le prove, l’ascolto della musica inglese: Deep Purple, Led Zeppelin, Beatles, Pink Floid. I tentativi, un po’ comici a ripensarci oggi, di imitare le grandi rockstar. Anche negli stili di vita. Si avvicinava il Natale. Scendevano i primi fiocchi di neve. Stavamo facendo le prove, come tutti i pomeriggi, in un locale del centro storico. Non molto distante dall’asilo. Di colpo nonostante il frastuono degli strumenti elettrici sentimmo qualcuno picchiare nella porta. Forte e deciso. Andammo ad aprire. Chi era? Suor Ilaria. Con il solito sorriso velato di severità. Come solo lei sapeva fare. Ci disse “ ma fine avete fatto. Ma come avete dimenticato il coro di Natale ?. Occorre preparare i canti. Questa volta suonerete voi!!â€. Ci convinse senza nessuna discussione. Nessuno di noi ebbe l’ardire di negare la richiesta di Suor Ilaria. Si ricompose il coro. Questa volta la musica era cambiata. L’accompagnamento non era fatto con l’organo. La messa ( almeno per i canti) era diventata messa beat. Con i musicisti ( muniti di chitarre elettriche, organi roch ed i tamburri della batteria con amplificazione e microfoni) ed il coro posizionati a lato dell’altare maggiore. Con la disperazione della catechiste preoccupate, ma disponibili. Tutto andò per il meglio.
Suor Ilaria e Don Carlo avevano fatto il miracolo di riconquistare ‘ancora per una volta’ i loro ragazzi cresciuti nella strada. Educati e formati ‘nella grande casa’. L’asilo Comunale. A distanza di anni ripenso al valore metodologico di tali scelte. Il coraggio e le larghe vedute delle nostre suore-educatrici. Andare a cercare a ritrovare i loro ragazzi. Che si erano incamminati su altre strade ( lontane dalla parrocchia vista come luogo ostativo della emancipazione) per attuare i loro sogni. Quelli di una generazione che credeva nel cambiamento e guardava con scetticismo crescente la parrocchia, la religione e, persino, il senso del sacro. Dirigersi dai loro ragazzi per riabbracciarli e ricondurli … nell’altare centrale. Fu una delle ultime volte. Ma loro ci provarono. Cercarono di evitare che il legame si spezzasse. Nessuno era lasciato solo. Loro offrivano conforto e soluzioni. Senza imposizioni. Il rapporto a tutti gli effetti non si è mai spezzato. Evidentemente le radici erano forti. Nessun vento poteva schiantare le piante ( che stavano diventando alberi) cresciuti nella grande casa. Assistere alla fine di quella tradizione è come se un pezzo della nostra vita se ne va con essa. La sensazione di una comunità che non sa reagire rinnovandosi senza perdere se stessa è forte.
Il processo di impoverimento come comunità sembra inarrestabile. Saprà questa comunità porre rimedio a questa deriva di decadenza e di graduale abbandono? Trovando dentro di sé le forze per farla rialzare?. Occorrerebbe fare qualcosa. Dopo che nulla è stato fatto per evitare. Nel frattempo non possiamo non ringraziare con gratitudine infinita le suore che ci hanno accompagnato negli ultimi anni.
Nella speranza che il tutto non venga avvolto nell’oblio.


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