Aggiornato:
7/7/2013 ● Caro Direttore
Piano-casa: maggioranza sorda alle argomentazioni provenienti dalla societĂ
Caro Direttore,
la maggioranza ha deciso di procedere all’approvazione definitiva del cosiddetto
piano-casa. Negando un approfondimento di merito nella commissione
pianificazione territoriale necessaria dopo il rinnovo del consiglio comunale. Rimanendo sorda alle argomentazioni provenienti dalla societĂ ( imprese costruttrici, lottizzanti, persone di cultura, gruppo di
minoranza, ecc).
Nell’ ipotesi venga approvato si prevede la costruzione di 60 alloggi ( di
tipologia economica e popolare) in una zona agricola.
Cioè fuori dal PdF che rimane per parte significativa inattuato. Di conseguenza
altre 40 famiglie verrebbero spinte a spostarsi in un nuovo quartiere-isola
fatto di palazzine da cinque piani poste all’estrema periferia dell’abitato. Il
tutto dovrebbe essere realizzato in 36 mesi rinnovabili. Secondo modalitĂ
previste da una convenzione della durata di 10 anni rinnovabili.
Se tutto andrĂ in porto ( la ditta proponente troverĂ le giuste convenienze in
un periodo come questo?), un altro tassello andrebbe ad aggiungersi all’abitato
di Guglionesi. Un puzzle composto da una
parte di quartieri-isola senza legami organici e funzionali tra essi. Dall’altro
di quartieri storici ( di valore estetico e funzionale di valore) colpiti da una
deriva di svuotamento, abbandono e degrado.
Un aggregato urbano informe. Poco funzionale. Che non incoraggia relazioni
sociali dense.
Il risultato di una gara speculativa incoraggiata da un PDF e da un regolamento
edilizio elaborati negli anni settanta ispirate da ideologie economicistiche che
ignoravano le complesse problematiche (persino di natura filosofica) legate allo
sviluppo compatibile. La fotografia esatta dell’assenza di una politica di
pianificazione urbanistica finalizzata al bene comune. E del dominio di un
individualismo anomico. A tutto questo si è cercato di porre rimedio con il
Piano Regolatore Generale che, non a caso, non è stato portato all’approvazione
definitiva.
Il piano casa poteva essere la grande occasione per puntare sulla trasformazione
in senso qualitativo del tessuto urbano esistente, riqualificare i quartieri
esistenti, ristrutturare fabbricati.
Attraverso una normative di settore ispirato alla salvaguardia dell'identitĂ
naturale e storica della comunitĂ guglionesana.
Ma per fare questo occorreva una chiara iniziativa politica.
1. Dettare sin dal 2009 linee d’indirizzo utili ad orientare i potenziali
operatori verso questo obiettivo. Invertendo, finalmente, la logica dello
sviluppo come sfruttamento, consumo ed aggressione del
territorio, del paesaggio ed, in generale, delle risorse naturalistiche.
2. Prendere atto realisticamente che la domanda di alloggi ( anche di quelli di
edilizia agevolata) non costituisce, allo stato, un’emergenza da superare con la
immissione di nuovi alloggi sul mercato locale.
Alla luce di queste considerazioni occorre fare alcune considerazioni di ordine
politico e culturale. Oggi ci sono due visioni.
1. Quella di chi guarda al territorio come risorsa da sfruttare per gli
interessi di pochi ( i soliti noti?), secondo la regola aurea: privatizzazione
degli utili socializzazione dei costi. Un blocco di potere tecnico-politico che
ignora il concetto di polis e di bene comune.
2. L’altra di chi pone al centro il primato dello sviluppo compatibile ( non
distruttivo) a beneficio dell’intera comunità . Che guarda al territorio (
manufatti,i cibi, espressioni culturali, ecc) come traccia vivente di una
cultura e di una identitĂ . Da conservare e reinterpretare come elementi su cui
impostare una ipotesi di sviluppo aperto al futuro. Che punta alla qualitĂ delle
relazioni umane e ad un nuovo modello di relazione uomo-natura.
POST SCRIPTUM.
Questo dibattito non riguarda evidentemente solo il consiglio comunale. O gli
eletti. Esso interroga tutti sul futuro.
Il silenzio ( dei tanti legittimi aspiranti che fino ad un mese fa giuravano la
loro passione per il bene comune) o il disimpegno non sono giustificati ne
giustificabili.
Per vincere la battaglia per il futuro occorre un blocco sociale unito attorno
alla comune consapevolezza dei limiti dell’economicismo e dell’utilitarismo
individualistico. E sulla elaborazione di contenuti e soluzioni reali. Qui ed
ora. Questo è il terreno per la selezione di una nuova classe dirigente.
Diversamente non rimane che il tatticismo come negazione della politica.
Cloridano Bellocchio ( capogruppo UDG)