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		31/7/2013 ● Cultura
La partita di pallone
  Giorgio Senese ● 2121 
        
        Finalmente la mattina si può dormire, le levatacce mattutine sono solo un 
lontano ricordo.
I volti dei professori, foto sbiadite così come quelle di alcuni compagni che 
non vedono più dall’ultimo giorno di scuola.
Tutte le attivitĂ  extra come la palestra, il catechismo e la scuola di musica, 
sono sospese e anche se sanno bene che a settembre si ricomincerĂ , quel giorno 
nella loro percezione del tempo è ancora molto lontano. Sono in vacanza, è 
estate e… in estate ci si diverte.
Solo due cose rimangono da rispettare, l’ora di rientro per pranzo e per cena.
La seconda è quella da non dimenticare assolutamente altrimenti chi lo sente il 
loro papĂ . 
La punizione potrebbe essere anche estrema ed arrivare a sentenziare un’intera 
settimana senza la play station.
Sia la bici rossa che quella blu sono pronte. Ruote gonfiate e freni controllati 
da papĂ , basta inforcarle e partire.
Si partire, ma per dove? Per far cosa? Questo è il problema.
In estate si va al mare ma nel loro caso bisogna aspettare le ferie di papĂ  e 
allora, dove si va ? 
A Castellara, certo lì e bello, ci sono gli alberi che danno il fresco, le 
panchine per riposare, gli amici da incontrare e la fontana per bere ma, papĂ  ci 
ha detto che non sono ammesse le bici, e che il vigile ti fa la multa.
-Allora cosa facciamo stamattina!-.
In mutande e bocconi sul letto, leggono i fumetti di topolino tenendoli aperti 
sul pavimento.
L’idea arriva improvvisa.
-Telefoniamo a qualche amico e organizziamo una partita di pallone - detto 
fatto.
Alle dieci di mattina il sole batte inesorabile contro il portone, per 
riconoscere gli amici che vocianti si avvicinano sono costretti a portare le 
mani a visiera sulla fronte.
Ecco arrivare Giuseppe, Mirco, Francesco e Carmine. 
-Bene, siamo abbastanza da formare due squadre!-.
Il pallone è nuovo di zecca, l’ha portato Carmine che frequenta la scuola calcio 
ed è il più attrezzato di tutti, anche nell’abbigliamento.
Bisogna trovare il campo dove giocare. Anche se le porte possono anche essere 
segnalate alla buona, serve uno spazio abbastanza ampio dove poter correre.
Qualcuno dei ragazzi propone, con l’approvazione di tutti, la zona del negozio 
di generi alimentari.
E’ in discesa ma con la fantasia si può far finta che non lo sia e poi lo 
svantaggio si compenserĂ  quando le squadre cambieranno il campo tra primo e 
secondo tempo. Cinque il primo e cinque il secondo.
Ok, tutto pronto. Per le porte hanno recuperato quattro forati dal vicino 
cantiere edile.
Francesco e Davide, portieri. Le squadre invece saranno Matteo e Mirco contro 
Carmine e Giuseppe.
Diciamo che il numero è il minimo tecnico, ma le squadre sono abbastanza 
equilibrate per cui si può cominciare.
Matteo batte passando a Mirco che corre subito sulla fascia e spara una puntata 
che arriva forte ma innocua tra le braccia di Francesco che ingloba la palla al 
petto, rotola a terra facendo scena e poi si rialza prontamente. Buffon non 
saprebbe far meglio.
Fa rimbalzare la palla con la mano ma poi la calcia troppo energicamente 
rispetto alla dimensione del campo a gioco.
Con ammirevole buona volontà, Carmine salta tentando d’intercettarla testa, ma 
non ci arriva e la palla si stampa con violenza sulla pila delle acque minerali 
che si trova accanto alla porta del negozio. Il rumore delle bottiglie che 
cadono è sordo ma forte.
I calciatori si fermano e restano muti in attesa degli eventi.
Ecco che, il negoziante, si affaccia con aria torva scansando bruscamente con 
una mano le tendine paramosche.
-Guiajù, sang d gjud, jeta a nata vann kà ekk n’s po’ iuquè- (Traduzione per i 
trentini: - Ragazzi, sangue di Giuda, andate altrove perché qui non si può 
giocare-).
I ragazzi rimangono ancora fermi e muti.
Carmine ha recuperato il suo pallone e lo tiene sotto il braccio, Matteo fa 
finta di nulla e con lo sguardo fisso a terra, fa dondolare lentamente e senza 
senso la pianta del piede a sfiorare l’asfalto.
Davide ha tirato fuori dalla tasca delle figurine ed è andato con Mirco sul 
marciapiede nella zona dove c’è l’ombra del pino.
I portieri hanno tolto i guanti e mani ai fianchi aspettano che rientri 
l’allarme senza abbandonare la “posizione tra i pali”.
Fortunatamente arrivano dei clienti per cui il borbottante negoziante è 
costretto a rientrare.
Un veloce cenno di assenso tra i giocatori e la partita ricomincia.
Il caldo arroventa l’asfalto ma ancora di più lo fa l’agonismo che sale tra 
un’azione e l’altra.
C’è un contrasto duro tra Matteo e Carmine e un po’ di Matteo resta spalmato 
sull’asfalto.
L’azione non si ferma e mentre il ferito resta a terra intento a sputare sulla 
sbucciatura, Mirco recuperata la palla e senza guardare il compagno, calcia in 
fretta e scoordinatamente.
Il tiro che ne consegue è alquanto sporco. Prende una traiettoria così 
imprevedibile da spiazzare completamente il portiere. Francesco da una parte e 
la palla dall’altra.
-Goal! Goal! Goal!Goooooooal!-
Il pallone ruota ancora su se stesso quando è calciato per essere posizionato a 
centro campo.
Carmine è rosso in viso dalla rabbia e con sguardo determinato passa svelto a 
Giuseppe.
Poi di scatto si butta in avanti e urla - Adessoo! Passaaaa!-, Giuseppe 
ubbidisce immediatamente all’amico più esperto ma l’azione di Carmine viene 
fermata sul piĂą bello dal gracchiante clacson del camion del latte che invade la 
linea della tre-quarti.
Le braccia dell’attaccante interrotto sul più bello, buttate al cielo, spiegano 
meglio di ogni parola il disappunto provocato dall’intrusione.
Il negoziante esce nuovamente, fa segno al camionista di accostare per lo 
scarico e poi urla con le vene del collo gonfiate dallo sforzo.
-Guiajù vai dtt kà v n’eta j e lvat si matun snò kiem i carabbnir- (per i 
trentini di prima: -ragazzi vi ho detto che dovete andare via e togliete i 
mattoni dalla strada altrimenti chiamo i carabinieri-).
Stavolta i ragazzi non hanno alterativa, rimettono a posto i mattoni forati e 
sospendono a malincuore la partita con il patto però, di riprenderla ridando la 
palla a Carmine... per correttezza.
Il gruppetto di amici si porta all’ombra del pino e Giuseppe dice - Ragazzi, ho 
un’idea, possiamo far finta che la partita si è dovuta sospendere per le 
condizioni del campo, è arrivato un forte temporale e adesso stiamo aspettando 
che smetta di piovere. Noi però, mentre i calciatori si riposano… cerchiamo un 
altro campo-.
La proposta piace a tutti e cosi la partita va in “pubblicità”.
Con passo veloce si recano con qualche remora al parco comunale di Castellara 
anche se sanno che lì è vietato giocare, ma gli scrupoli svaniscono 
nell’osservare che già altri ragazzi hanno occupato lo spiazzo.
Vanno allora al Largo delle mura, nel centro storico, ma sono troppe le macchine 
parcheggiate.
Provano allora nello spiazzo davanti al Comune ma con quel vecchio pozzo e 
quelle panchine è proprio impossibile.
Sosta per rinfrescarsi, il gruppo si abbevera avidamente al fontanino e poi 
provano dietro l’acquedotto, ma anche lì è da escludere. Passano continuamente 
le macchine per andare in Municipio o per parcheggiare.
Provano allora in Piazza Italia ma i negozianti li mandano via appena li notano, 
prima di cominciare.
Si spingono fin dietro la chiesa di Sant’Antonio abate, ma la consapevolezza di 
dover andare a raccogliere la palla sotto le morgie ogni volta, li fa desistere.
E’ ormai mezzogiorno, restano pochi minuti prima di andare a pranzo.
Decidono di sfruttarli calciando rigori a turno sulla serranda del garage di 
Matteo.
Il garage è di proprietà per cui si sentono sicuri ma, alla prima pallonata che 
oltrepassa il piccolo fabbricato e finisce nell’orto dietro il garage, sbuca il 
giardiniere che minaccia di “fellare” il pallone all’occasione successiva.
Con evidente sollievo, Carmine recupera così il pallone scampato allo 
squartamento e sconsolati si separano, concordando di rincontrarsi nel primo 
pomeriggio.
La partita rimane in “pubblicità”, i commissari di gara stanno ancora valutando 
lo “stato del manto” ma… alla fine dovrà pur riprendere!.
Eccezionalmente rispetto alla normalità, oggi il papà di Matteo e Davide è 
presente a pranzo.
E’ Matteo, mentre è intento ad infilzare la melanzana ripiena, che introduce 
l’argomento.
Racconta di quella partita sfortunata che non si riesce a finire perché non si 
ha un luogo dove farlo.
Dopo aver sorseggiato l’acqua tinta di rosa dal vino, s’inserisce Davide che 
arricchisce a modo suo il racconto, introducendo anche dei dettagli comici come 
i pantaloni di Francesco strappati al fondoschiena e sbuffando per rafforzare la 
sua contrarietĂ  ad ogni situazione di difficoltĂ  raccontata.
Poi dice - PapĂ , beato te che da piccolo potevi giocare dove volevi!-
Matteo, interviene nuovamente con l’intento di chiarire meglio il concetto 
espresso dal fratello - Papà, andare in giro per strada con le bici è troppo 
pericoloso perché ci sono troppe macchine e a Castellara non possiamo andarci 
perchè è vietato. Giocare a pallone non si può perchè ci cacciano via dovunque e 
tu che continui a dirci che non dobbiamo crescere come dei polli di 
pollicoltura, che dobbiamo uscire e giocare all’aperto. Dove dobbiamo andare? 
Diccelo tu allora!- 
Dopo aver tagliato a spicchi il profumato melone retato e disposto le fette sul 
vassoio a centro tavola – Ho la soluzione… potete fare quello che facevo io alla 
vostra età - I ragazzi smettono di mangiare e “appizzano” le orecchie - C’è un 
punto nella recinzione delle scuole medie che permette di passare senza pericolo 
oltre la rete.
C’era ai miei tempi e siccome vedo che le cose non sono cambiate, sono sicuro 
che quel varco c’è tuttora. Entrate da lì e fate la vostra partita facendo bene 
attenzione però, a non far danni alla scuola.
Dovesse venire qualcuno a scacciarvi, voi siate gentili e presentatevi con nome 
e cognome.
Spiegategli come il vostro papĂ  vi ha consigliato di andare in quel luogo per 
tutelare il diritto primario di voi bambini che è quello di poter giocare.
Non potete andare via perchè avete la priorità di una “pubblicità” che va in 
onda da troppo tempo ormai -.
