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17/12/2013 ● Cultura
Da Facebook: "I tesori del Molise restituiti al popolo" (Corriere della Sera)
Redazione FPW ● 1505
Dal post di Pietro Di Tomaso su "Fuoriportaweb Facebook".
'I tesori del Molise restituiti al popolo' (di Tomaso Montanari, Corriere della Sera)
<<...E' quello che succede, per esempio, in Molise. Alla direzione regionale
dei Beni culturali di quella regione è stato spedito qualche anno fa Gino
Famiglietti, un alto funzionario del Mibac colpevole di non piegarsi a diktat
politico-affaristici. Ma Famiglietti (che è uno dei padri del Codice dei Beni
culturali) si è portato dietro la sua incrollabile determinazione, e oltre a
ingaggiare una vittoriosa battaglia contro l'eolico selvaggio che devasta il
Molise, ha varato un originalissimo piano di restituzione ai cittadini del
patrimonio culturale della regione. Cioè una declinazione civile, repubblicana e
costituzionale di quella che si scrive 'valorizzazione', ma quasi ovunque si
legge 'monetizzazione'. A Venafro, per esempio, ha riaperto il bellissimo Museo
Archeologico (impiegando una cifra con cui a Roma o a Firenze non si paga
nemmeno un centesimo di una mostra), dotandolo di un apparato didattico capace
di raccontare ai cittadini la storia gloriosa della loro terra (...). E così che
vive e si rende manifesto l'intreccio più originale dell'articolo 9: quello tra
"sviluppo della cultura", "paesaggio" e "patrimonio storico e artistico". Nella
stessa Venafro è ora aperto e visibile il magnifico Castello Pandone... Un
accordo tra la Direzione regionale Mibac e l'Università del Molise, che prevede
anche la creazione di società in spin-off, consente ai laureati di trovare un
primo lavoro, e ai cittadini e ai turisti di godere del proprio castello nel
migliore dei modi. (...) Tuttavia, come in un assurdo e corale supplizio di
Tantalo il patrimonio non riesce a incontrare coloro che lo potrebbero curare
amorevolmente, e tutti costoro non riescono a lavorare nel patrimonio: e così
distruggiamo intere generazioni, e al tempo stesso condanniamo a morte ciò che
di più prezioso ha il nostro Paese. La via molisana alla gestione
democraticamente ed economicamente sostenibile del patrimonio culturale è invece
una best practice cui potrebbero ispirarsi altre università e altre direzioni
regionali o soprintendenze. Con lo stesso modello, quante chiese... potrebbero
riaprire, dopo decenni, e quanti laureati potrebbero lavorarvi? E quanti
monasteri, abbazie, palazzi e castelli in tutta Italia potrebbero così diventare
luoghi in cui il lavoro, la cultura e l'uguaglianza costituzionale si incontrano
davvero? Basta avere il coraggio di rompere gli schemi>>.
Veramente in gamba questo valoroso funzionario del Mibac, ora alla direzione
regionale dei Beni culturali del Molise.
