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		31/12/2013 ● Cultura
Chiesa sciupata... (III parte)
 Paolo De Socio ● 1745
  Paolo De Socio ● 1745 
        
        SULLO STATO DI SALUTE DELLA CHIESA
Mi sono lasciato per ultima questa tua domanda; quella per me piĂą difficile ed 
interessante; vedi tu mi hai costretto a pensare cosa risponderti, a provare a 
dare ragione della speranza che (anch’io) ho. Dico subito, così, a pelle, che 
avverto quant’è furbo il demonio: riesce a far credere che la religione è cosa 
bella e giusta e che, invece, la Chiesa sia zozza e falsa; non contesta la meta 
ma sbarra la strada per giungervi. Che capolavoro! Paragonabile, forse, solo 
all’aver ormai convinto quasi tutti che lui, il demonio, non esiste, pur 
nell’evidenza di inferni già su questa terra, lui non esiste. Perdonami la 
considerazione poco argomentata. 
Dunque, i limiti dei cattolici che hai evidenziato li sottoscrivo tutti, siamo 
uomini come gli altri, né più né meno; T.S. Eliot (nei Cori da “La Rocca”) ci 
descrive così “bestiali come sempre, carnali, egoisti come sempre, interessati 
ed ottusi come sempre”. 
L’unica questione seria è, però, vedere se la Chiesa, oltre che umana, è anche 
Divina, se quello che ha detto Cristo (cfr. Matteo 18,20) circa la Sua presenza 
tra coloro che si riuniscono nel Suo nome, è vero; se la Chiesa, per com’è, può 
definirsi Santa, Santa Romana Chiesa. 
Uno dei dogmi della mentalità dominante, è che questa ipotesi è una cazzata; è 
un dogma talmente radicato che già il solo avanzarla, è avvertito con fastidio 
perché il fatto sarebbe ormai assodato, incontrovertibile, quindi indiscutibile.
Santa vuol dire che la Chiesa, tra le pieghe umane, molto umane, in qualche modo 
(correttamente dovrei dire per Grazia) svela anche qualcosa di attinente al 
Divino, che facilmente riconosci perché corrisponde a quello che, non sai 
nemmeno perché, ma desideri da sempre; tracce dell’Altro mondo in questo mondo.
L’ho già detto ma lo ripeto, per poter vedere occorre un’apertura, una povertà 
di spirito, avere fame di verità, perché, altrimenti, può scendere pure la corte 
celeste dal cielo: chi non vuole riconoscere trova sempre una scusa plausibile.
Io, sempre dal basso della mia esperienza, della mia vita in nulla eccezionale, 
in tutto ordinaria, ho alcuni fatti che mi hanno manifestato i tratti del Suo 
volto. Ho visto il miracolo piĂą grande ovvero una persona cambiare, una persona 
a me prossima, di cui, quindi, conoscevo bene i difetti (non volevo dire la 
stronzaggine) e, ad un tratto, ho visto accadere quello che reputavo 
impossibile: è cambiata, è diventata più buona. Poi ne ho viste altre, tante 
altre, in particolare mi è capitato di rivedere, dopo qualche anno, alcuni amici 
che facevano il mio cammino di fede e di ritrovarli anch’essi cambiati (chi più 
chi meno, ma tutti) e, questo, a dispetto di quello che io immaginavo.
Ho sentito, all’età di vent’anni Don Giussani che parlando a migliaia di persone 
ha parlato dritto al mio cuore, come se mi conoscesse da sempre e mi stesse 
aspettando; io mi sono difeso, ho pensato “Sì! Le solite chiacchiere”, “dov’è la 
fregatura?” e poi mi è capitato di sentirlo e di risentirlo e di rimanere sempre 
affascinato per la verità di quello che mi diceva, per l’inconfondibilità dei 
tratti di quella Presenza eccezionale. Ho sperimentato un posto in cui sono 
stato (e sono) voluto bene per quello che sono (non per quello che so fare o 
posso dare) e da lì sono nati rapporti di amicizia che, contrariamente a quello 
che sempre accade, il tempo non intacca, anzi che nel tempo diventano piĂą veri; 
in un ambito così si è formata la mia personalità, con amici veri, che non mi 
hanno “allisciato il pelo”, che quando necessario, mi hanno corretto e con anni 
di scuola di comunità, qualcosa per certi versi non lontana dalla “tua” 
dialettica, solo che il confronto avviene tra la vita concreta dei partecipanti 
e quello che dice Cristo. Tu mi chiedi cosa è rimasto del fervore mistico di 
Cristo o di San Francesco, io ti dico che ho conosciuto persone della caratura 
di Enzo Piccinini, divorate dall’amore per Cristo e per la Chiesa, per la quale 
hanno dato letteralmente tutto (nel caso di Enzo la stessa vita) e considera che 
io parlo di quello che ho visto in un piccolo movimento all’interno della 
Chiesa. Ho visto una cosa che non credevo nemmeno potesse esistere: la bellezza 
del popolo, migliaia di persone capaci di soffrire, camminare, costruire, 
crescere, pregare, ridere insieme, come se fossero una sola persona. Ho visto 
tantissime famiglie di amici perdurare e crescere dei figli che sono uno 
spettacolo per posizione di positivitĂ  ed apertura. 
Questi sono i segni della DivinitĂ  della Chiesa che io ho visto e malamente 
riportato, Giussani, molto meglio, ha detto: “Man mano che maturiamo, siamo a 
noi stessi spettacolo e, Dio lo voglia, anche agli altri. Spettacolo, cioè, di 
limite e di tradimento, e perciò di umiliazione, e nello stesso tempo di 
sicurezza inesauribile nella grazia che ci viene donata e rinnovata ogni 
mattino. Da qui viene quella baldanza ingenua che ci caratterizza, per la quale 
ogni giorno della nostra vita è concepito come un'offerta a Dio, perché la 
Chiesa esista dentro i nostri corpi e le nostre anime, attraverso la materialitĂ  
della nostra esistenza”.
Io ho potuto dire della mia esperienza all’interno di un movimento della Chiesa 
Cattolica, invito, chi vuole, anche semplicemente ad osservare, con occhio 
scevro da pregiudizi, quello che accade nella nostra Parrocchia: la 
testimonianza dei due sacerdoti, la loro dedizione, quella delle nuove suore, e 
tutto quello che ne sta derivando . 
Ah, dimenticavo, il fallo te l’ho fatto apposta, per provocarti.
Ho, concluso e Ti auguro buon anno con affetto.
