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		13/5/2014 ● Solitudini d'autore
I disegni dei bambini (e la cultura di nicchia)
 Redazione FPW ● 1458
  Redazione FPW ● 1458 
        
        Non ci crederete, ma un americano su quattro non sa che la Terra gira intorno 
al Sole. Almeno questo risulta da un sondaggio svolto dalla "National Science 
Foundation", l'agenzia governativa per la ricerca e l'educazione che ha sede in 
Virginia ("La Repubblica online", 15 febbraio).
Per l'indagine sono state sentite piĂą di 2.200 persone, alle quali sono poste 9 
domande su scienza, fisica e biologia. Il risultato medio delle risposte 
corrette, su una scala da 1 a 10, è stato 6,5, poco sopra la sufficienza. Uno 
dei dati più eclatanti, però, è stato scoprire che solo il 74% degli 
intervistati sa che la Terra gira intorno al Sole, e non il contrario. Spicca 
anche un altro dato: meno della metĂ  degli intervistati (48%) dimostra di sapere 
che gli esseri umani potrebbero essersi evoluti da precedenti specie animali: 
quel noto "evoluzionismo" che ha le sue origini nella teoria darwiniana, secondo 
la quale gli esseri viventi si sono evoluti da poche forme primitive ad una 
varietĂ  di specie bene differenziate, ed anche molto complesse, in un processo 
costante che continua tuttora. Questa ricerca – inclusa in un rapporto della 
"National Science Foundation" da consegnare al presidente Barack Obama – 
sottolinea che quasi il 90% del campione crede che i benefici della scienza 
siano maggiori di qualsiasi pericolo: vale a dire, "anche se non so di che cosa 
si occupi la scienza, credo che mi salverĂ  da ogni rischio e pericolo". 
Logicamente, ma non in maniera scontata, circa la stessa percentuale si è 
dimostrata interessata a nuove scoperte in campo medico.
Se facessimo lo stesso sondaggio in Italia, che cosa emergerebbe? A volte è 
saggio non fare domande.
"Niente cultura, niente sviluppo". Così due anni fa (19 febbraio 2012) "Il Sole 
24 Ore" intitolava il manifesto per una costituente della cultura. Per ribadire 
quanto la conoscenza e le competenze debbano avere un ruolo centrale nel 
processo delle riforme, vi propongo la riflessione del costituzionalista 
Gianmario Demuro ("Il Sole 24 Ore", 9 febbraio): "Un'analisi della dignitĂ  umana 
operata con il metodo della cultura e della scienza potrĂ  aiutare a prendere 
decisioni: non una concezione elitaria della democrazia, ma una élite a supporto 
della democrazia".
Insomma, anche se non possiamo dire con assoluta certezza che l'essere umano sia 
l'evoluzione da altre specie animali, ci sembra però che l'identità di genere 
non sia ancora così compromessa, e comunque non un'emergenza. "Stando al 
bombardamento al quale sono sottoposte le scuole e ai tanti soldi (pubblici) 
spesi per realizzare strategie nazionali, manifesti, libretti e iniziative nei 
territori – scrive Paolo Ferrario su "Avvenire" del 18 febbraio – sembrerebbe 
che le tematiche legate al gender e alle persone Lgbt (acronimo che sta per 
lesbiche, gay, bisessuali, transessuali) siano in cima alle prioritĂ  di 
studenti, insegnanti, famiglie e presidi. Ascoltando invece la voce di chi la 
scuola la vive tutti i giorni, l'impressione è che, tra la miriade di questioni 
che entrano in classe, queste non ci siano quasi per nulla". Vale a dire: 
l'offerta è debordante, ma manca quasi del tutto la domanda. Qualche sospetto, 
per dirla tutta, l'abbiamo avuto leggendo un'intervista a Marco Mori, il 
presidente dell'Arcigay di Milano, nella quale si denunciavano le "pochissime 
richieste" di intervento arrivate dalle scuole. E questo nonostante 
l'associazione omosessuale si fosse organizzata di avere a disposizione i kit 
gratuiti, preparati dall'Unione Europea, da distribuire agli studenti.
A dispetto di un certo, diffuso relativismo, arriva la conferma di una societĂ  
che cerca sempre il bene, riaffermandolo. Così nelle scuole gli alunni vogliono 
parlare di argomenti davvero importanti. "PapĂ , non piangere di nascosto: quei 
disegni dei bambini per difendere i genitori licenziati". Questo è uno di quei 
titoli che soltanto il realismo della cronaca sa dettare ("La Repubblica", 20 
febbraio, a firma di Maurizio Corsetti). La preghiera in un disegno: "Non 
licenziate i nostri papà". Tutti i bambini hanno la bocca all'ingiù, "così fanno 
i bambini quando devono disegnare la tristezza, così ha fatto Laura con la sua 
matita. Ed è triste pure il sole, là nel cielo spento. Sono tristi i papà che 
hanno perso il lavoro, sono tristi le mamme, i fratelli, le sorelle, la cittĂ , 
tutti". Questa è la storia di una fabbrica che ha appena chiuso. Era una 
fabbrica di viti e bulloni per automobili ed elettrodomestici, "la Fivit 
Colombotto di Collegno, alle porte di Torino". Da qualche settimana l'azienda ha 
abbassato le serrande. Adesso ottanta famiglie rischiano, di colpo, di finire 
sulla strada. I bambini di quelle famiglie hanno deciso di prendere matite e 
colori, a scuola, per dire "no, non licenziate il mio papĂ ", per chiedere che 
non finisca così, per dire "cattivi, papà perde il lavoro".
Proprio guardando i disegni di questi bambini, riprodotti in tutti i loro colori 
sulla pagina de La Repubblica, mi viene in mente la cultura giapponese, e la 
regola della pittura a china: "Osserva per dieci anni il bambĂą, fatti bambĂą tu 
stesso, poi dimentica e dipingi".
di Luisella Daziano (Ateneo Pontificio Regina Apostolorum | 
La cultura può permettersi un'insufficienza in scienze, ma non di parlare per 
pochi, o di tacere quando molti urlano
