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		7/7/2014 ● Cultura
Tra i detenuti del carcere di Larino: "Il Vescovo racconta..."
  Gianfranco De Luca ● 1646 
        
        Ieri mattina, 6 luglio, il Vescovo diocesano, mons. Gianfranco De Luca, è 
stato nel carcere di Larino a celebrare la S. Messa, su invito del cappellano, 
don Marco Colonna. I frutti di tale incontro sono di seguito riportati:
Una bella consonanza, fortemente significativa.
Ieri Papa Francesco, parlando ai detenuti della Casa circondariale di Isernia, 
riferendosi all’azione misericordiosa di Dio che rende la sofferenza originata 
dai propri errori luogo di purificazione e di crescita, diceva: “La cosa più 
importante è ciò che fa Dio con noi: ci prende per mano e ci aiuta ad andare 
avanti. E questo si chiama speranza!â€.
Oggi, un giovane, con lo stesso nome del papa, Francesco, detenuto nel Carcere 
di Larino, accogliendomi a nome di tutti, mi ha consegnato un messaggio da 
trasmettere all’esterno, dice così: “È vero oggi è difficile vivere affrontando 
non soltanto la crisi economica, disoccupazione, malattie delusioni, fame e 
povertà. È in questi momenti che ci abbandoniamo alla tentazione e concediamo la 
nostra anima al diavolo. Ma noi inviamo un messaggio a tutti coloro che sono in 
difficoltà: non arrendetevi! Reagite ai problemi e pensate al valore della vita 
e delle nostre famiglie. È vero che a volte con le nostre sole forze è 
impossibile resistere, specie chi lotta contro i propri appetiti, ma in questi 
momenti dovete pensare a Gesù Cristo al Suo Esempio, lui che ha lottato nel 
deserto, mentre agonizzava sulla croce, mentre grida di aver sete. Egli ha 
sofferto tutto ciò che noi possiamo soffrire ed ha vinto. Confidando nella 
Parola di Dio. Perciò quando il nostro orizzonte è oscuro, quando tutto sembra 
finito, rifugiatevi in Dio nella Sua Parola, in ciò che Gesù ha detto: “fatevi 
coraggio, Io ho vinto il mondo!!!†Egli ha vinto l’impossibile e per questo 
anche voi vincerete i vostri problemi. Preghiamo per loro e per i detenuti che 
si sono tolti la vita in carcere. Il segreto della vita e non arrendersi mai, 
non arrendetevi mai perché dopo il tramonto c’è sempre l’alba.â€
L’annuncio del Papa è già operante nel cuore di questo fratello e di quanti si 
riconoscono nel saluto che lui, come portavoce degli altri, mi ha rivolto.
Anche le domande, le inquietudini interiori e il senso di disagio che l’omelia 
pronunciata da Papa Francesco a Sibari, in Calabria, ha suscitato in molti, che 
hanno manifestato il desiderio di approfondire e di comprendere, conferma la 
giustezza dell’approccio di Papa Francesco con la realtà della detenzione: 
“Pensare che l'ordine interiore di una persona si corregga soltanto “a 
bastonate†- non so se si dica così –, che si corregga soltanto con la 
punizione, questo non è di Dio, questo è sbagliato. Alcuni pensano: “No, no, si 
deve punire di più, più anni, di più!â€. Questo non risolve niente, niente! 
Ingabbiare la gente perché – scusatemi la parola – per il solo fatto che se sta 
dentro siamo sicuri, questo non serve, non ci aiuta.â€
Certamente quanto Papa Francesco afferma non risulta essere la soluzione, ma 
attiva dei processi; certamente non ci lascia quieti, scomoda; invita ad uscire 
dalle proprie sicurezze e ad aprirsi al nuovo che è davanti a noi. Così ci fa 
passare dai diritti proclamati e solennemente definiti, alla giustizia ricercata 
e vissuta dentro le relazioni quotidiane, dall’essere farisei che si arroccano 
nella certezza della legge a samaritani che si impegnano nel farsi compagni di 
viaggio dei vari malcapitati che incontrano lungo la strada; da giudici asettici 
a fratelli misericordiosi.
Certamente mi ha inquietato come uomo e interrogato come Vescovo la confidenza 
che il Papa ha fatto ai detenuti di Isernia: “E io vorrei... mi viene adesso di 
dirlo, perché sempre lo sento, anche quando ogni 15 giorni telefono ad un 
carcere di Buenos Aires, dove ci sono giovani e parliamo un po' al telefono. Vi 
faccio una confidenza. Quandoio mi incontro con uno di voi, che è in una casa 
circondariale, che sta camminando verso il reinserimento, ma che è recluso, 
sinceramente mi faccio questa domanda: perché lui e non io? Lo sento così. E' un 
mistero. Ma partendo da questo sentimento, da questo sentire io vi accompagno.â€
