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		12/7/2014 ● Cultura
Specchi fotovoltaici hanno macchiato colline e paesaggi rurali, sotto la terra inaridisce
  Pietro Di Tomaso ● 1617 
        
        In Italia, scrive Mario Pirani su Repubblica, con incentivi straordinari c’è 
stata una grande crescita della speculazione finanziaria alimentata con valenza 
ventennale da capitali che il governo italiano ha elargito a chi copriva di 
pannelli solari le nostre campagne. <<Ad eccezione di qualche lavoratore 
extracomunitario utilizzato per il lavaggio dei pannelli solari un paio di volte 
l’anno, l’occupazione è nulla. Ma quel che è più grave è aver sottratto alle 
coltivazioni un territorio come il Molise! Altrove abbiamo “abbrutito†il nostro 
habitat. Le dolci colline leopardiane sono infatti ormai macchiate da enormi 
specchi grandi come tanti campi sportivi. Sotto i pannelli la terra inaridisce, 
e al ciclo della CO2 (anidride carbonica) non ci pensa più nessuno. E in quale 
discarica butteremo i pannelli esausti?>>. 
In queste condizioni come si fa a valorizzare la cultura (e le tradizioni 
locali) finalizzata a creare un circuito turistico innovativo di originale 
interesse? Perché occupare suolo agricolo per realizzare impianti che possono 
trovare spazio su superfici già irrimediabilmente compromesse dal punto di vista 
naturale. In sintesi, si vuole ricorrere ad una fonte energetica rinnovabile 
consumando però un’altra risorsa non riproducibile: il suolo. Installare un 
impianto fotovoltaico in zone coltivabili significa ostacolare la politica 
ecosostenibile con grave limitazione di zone fruibili per la produzione di 
prodotti alimentari. Bisogna sollecitare le amministrazioni comunali affinché si 
esprimano con un netto ‘no’ alla costruzione di qualsiasi parco fotovoltaico a 
terra che vada ad occupare suolo agricolo individuando nel contempo i luoghi 
adatti per la realizzazione di impianti (come i tetti dei capannoni, parcheggi, 
supermercati, aree industriali, etc.), così da salvaguardare l’integrità delle 
aree naturali, rurali. Insomma, se il paesaggio è un valore storico-culturale da 
tutelare (e non c’è dubbio che lo sia), allora tutta la collettività dovrebbe 
concorrere alla sua salvaguardia. “Il paesaggio agrario, come effetto della 
lenta stratificazione dell’attività agricola sul primitivo paesaggio naturale, 
ha acquisito una sua bellezza che va salvaguardata†(cfr. Wikipedia). 
Dunque, in parallelo, la salvaguardia dell’azienda agricola diventa un 
presupposto essenziale della tutela dell’ambiente e del paesaggio. 
Ora una buona notizia. Come riferisce Eleonora Santucci su ‘greenreport.it’ (4 
Luglio) <<Il favore legislativo per le fonti di energia rinnovabili non è 
senza limiti: i comuni possono esprimere un giudizio di compatibilità 
dell’impianto di produzione di energia elettrica da Fer in zona agricola. Lo 
ribadisce il Tribunale amministrativo della Puglia (TAR) con la sentenza n. 
1570. In riferimento alla realizzazione di un impianto per la produzione di 
energia elettrica mediante pannelli fotovoltaici di potenza pari a 986 KWp del 
Comune di Copertino ha dichiarato “di notevole impatto ambientale ricadente in 
un’area dalla forte vocazione agricolaâ€. Ha, dunque, sospeso la Denuncia di 
inizio attività (DIA) – oggi sostituita dalla Scia ossia Segnalazione 
certificata di inizio attività - (…). Le P.a. comunali hanno il potere 
discrezionale volto a verificare il corretto inserimento di tali strutture nel 
rispetto dei fondamentali valori della tradizione agroalimentare locale e del 
paesaggio rurale>>. Anche in Molise nella mia cittadina nativa, Guglionesi, 
osservando dalla villa comunale i suoi cittadini possono farsi un’idea 
dell’impatto visivo-ambientale degli impianti già in essere ricordando 
nostalgicamente i colori cangianti dei campi un tempo coltivati. Una seconda 
notizia (fonte ‘Molise tabloid.it’): I tratturi e il paesaggio rurale dei 
pastori diventano candidatura immateriale internazionale Unesco. Quattordici 
regioni europee insieme per un unico obiettivo. 
Promuovere la candidatura Unesco della civiltà della Transumanza e del 
paesaggio rurale dei tratturi. Iniziativa unica nel suo genere che non ha 
precedenti nella storia Unesco. Si è tenuta ad Oporto, in Portogallo, la tre 
giorni di lavori dedicati al progetto di cooperazione “Vie e Civiltà della 
Transumanza Patrimonio dell’Umanitàâ€. Obiettivo prioritario è la candidatura 
immateriale e materiale a patrimonio Unesco. Grande impegno da parte di tutti i 
partners per raggiungere a giugno del 2015 questo ambizioso traguardo. I 
territori interessati: Italia Centro-Meridionale (Molise, Puglia, Basilicata, 
Abruzzo e Campania), Portogallo, Francia, Spagna, Grecia e Svezia. 
Valorizzazione della cultura e delle tradizioni locali finalizzata a creare un 
circuito turistico innovativo e interessante.
