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		22/9/2014 ● Cultura
Dal film ‘Philadelphia’ : Ti piace l’Opera?
  Pietro Di Tomaso ● 7191 
        
        Venerdì 19 settembre la tv La7 ha trasmesso il film drammatico del 1993 
Philadelphia, bellissimo ed emozionante. L’avvocato Andrew Beckett, accusato di 
scarso rendimento dai titolari dello Studio legale di cui fa parte, viene 
licenziato. Egli, convinto che si tratti di una scusa, inizia una battaglia 
legale. Il problema è che Beckett è affetto da AIDS e per non essere allontanato 
dallo Studio legale cerca di tenere la cosa celata. Il suo avvocato difensore, 
Joe Miller, riesce a rendere giustizia al povero Andrew che, proprio il giorno 
nel quale il giudice proclama la sua vittoria, muore per l’aggravarsi delle sue 
condizioni fisiche.
Su You Tube si può vedere una sequenza tratta dal film (cfr. “Philadelphia – Io 
sono l’Amore”). Andrew Beckett (l’attore Tom Hanks) ascolta Maria Callas 
nell’Andrea Chénier di Umberto Giordano e traduce i versi all’avvocato Joe 
Miller (Denzel Washyngton) avendogli prima chiesto: “Ti piace l’Opera? ”. Per un 
migliore orientamento del lettore diciamo in breve che ‘Andrea Chénier’ è 
un’opera lirica ispirata alla vita del poeta francese Andrea Chénier 
(1762-1794). E’ la più famosa opera lirica di Giordano (prima rappresentazione : 
Milano 1896). Personaggi: Andrea Chénier; Carlo Gérard; la contessa di Coigny; 
Maddalena di Coigny; Bersi, domestica; Dumas, presidente del Tribunale; Fouquier 
Tinville, accusatore pubblico; Schmidt, carceriere. Alla vigilia della 
rivoluzione francese la giovane Maddalena di Coigny incontra Andrea Chénier, 
poeta che scandalizza l’aristocrazia con le sue idee innovatrici e la sua 
condanna all’ancien régime che opprime il popolo. Dopo la rivoluzione fra i 
giovani, che hanno vissuto opposte fortune, si ritrovano e si amano. Quando 
Chénier viene arrestato con false accuse, Maddalena trova il coraggio per 
chiedere a Carlo Gérard, suo antico servitore e ora capo rivoluzionario, di 
salvare Chénier. Gérard le rivela d’averla sempre amata e le chiede in cambio il 
suo amore. Desolata, Maddalena gli racconta la sua storia, la morte della madre, 
la fuga dalle violenze della rivoluzione, l’amore per Chénier. Gérard, commosso, 
cede e si pente, riflettendo su come i nobili ideali rivoluzionari si fossero 
corrotti con la conquista del potere. Difende dunque Chénier in Tribunale, ma 
invano. Il poeta viene condannato alla ghigliottina e Maddalena ottiene di 
potersi sostituire a un’altra prigioniera per morire con lui. Brani celebri 
dell’opera: Un dì all’azzurro spazio, Andrea Chénier; Eravate possente, 
Maddalena; La mamma morta, Maddalena; Vicino a te s’acqueta, duetto Chénier e 
Maddalena. L’aria “La mamma morta” (atto terzo), cantata da Maria Callas fa 
parte della colonna sonora del film Philadelphia. La sequenza in cui l’attore 
Hanks ascolta Maria Callas risulta memorabile: “La musica – dice Hanks – è 
invasa dalla speranza.. quell’assolo di violoncello… la rivelazione di Maddalena 
<<fu in quel dolore che a me venne l’amore.. io sono l’oblio / sono il dio che 
scende dai cieli sulla terra per fare della terra un cielo / io son l’amore, io 
son l’amor>>”. “Porto sventura a chi bene mi vuole”, Hanks lascia che sia la 
grande Callas a spiegare il suo stato d’animo al suo avvocato Joe Miller, in uno 
dei momenti più belli e intensi di questo film. Man mano che il processo va 
avanti i pregiudizi sembrano perdere spessore. “All men are created equal” dice 
Joe Miller ricordando la Dichiarazione d’Indipendenza. 
Termino con alcuni giudizi sull’arte interpretativa di Maria Callas: “Ne <<La 
mamma morta>> dall’Andrea Chénier la Callas rievoca la morte della madre con la 
stessa enfasi che potrebbe avere un attore in un lavoro teatrale. La sua 
vocalità scavata – uno degli espedienti espressivi preferiti della Callas – 
compete con i toni ancora più dolenti del violoncello solista. Nella sezione 
centrale la Callas riesce a esprimere in maniera del tutto convincente la 
fiducia con cui Maddalena crede alla sua visione…” ( così Pierre Bolduc su Audio 
File Music.com, il sito di Audiophile Sound).
“Le sue interpretazioni riportarono il melodramma all’epoca d’oro, come hanno 
notato i critici (Teodoro Celli, Rodolfo Celletti, Eugenio Gara, Massimo Mila), 
ma soprattutto lo reinserirono a pieno diritto tra le espressioni artistiche più 
alte, facendone quasi un genere d’attualità in grado di rinnovarsi 
incessantemente e attirare un pubblico molto più giovane nei teatri, nonché di 
fornire spunto ad analisi critiche ed estetiche molto complesse…” (Cfr. 
Wikipedia.org). Leonard Bernstein: “è stata – senza alcun dubbio – la più grande 
cantante drammatica del nostro tempo”. Franco Corelli: “Era nata per cantare e 
per stare sulla scena. La musica e la sua voce entravano dentro il cuore, lei 
produceva melodia”. Carlo Maria Giulini: “Si potrebbe scrivere un libro sulla 
sua arte interpretativa, sulla sua capacità di muoversi da grande artista sulla 
scena”.
Che dire di più. Mi limito a ricordare che nel film vengono affrontati temi 
difficili come l’AIDS e la “diversità”. L’interpretazione dell’avvocato 
difensore di Hanks, Denzel Washyngton, si è rivelata come una delle prove più 
riuscite e convincenti. 
