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		20/1/2015 ● Cultura
Un ‘Podemos’ per l’Italia, ovvero un’alternativa al renzismo
  Pietro Di Tomaso ● 1405 
        
        “Una delle ragioni, anche se non la principale, per cui Platone riteneva che 
la politica dovesse essere affidata ai filosofi è nel fatto che i filosofi, a 
differenza degli eristici, hanno in vista la verità, e in politica il bene 
comune, piuttosto che non la difesa strenua della propria parte (in politica del 
proprio partito) a prescindere da ciò che è meglio per la città” (Prof. Umberto 
Galimberti). Fatta questa premessa, la crisi dei partiti italiani impone “un 
rinnovamento forte di personale politico, di logiche, di linguaggio…” (Giacomo 
Russo Spena, Adnkronos.com). Dunque la domanda ricorrente è la seguente: è 
possibile in Italia far nascere un nuovo soggetto politico con un diverso modo 
di far politica e possibilmente con un’altra classe dirigente? Nell’intervista 
rilasciata a ‘Controlacrisi.org’ (24 dicembre 2014) il giornalista Curzio 
Maltese ha dichiarato: <<Sì, l’idea è di ripartire azzerando le sigle, Sel, 
Rifondazione e la stessa Lista Tsipras, e puntare a un nuovo movimento ispirato 
all’esperienza di ‘Podemos’, che punti a guidare un governo alternativo alle 
larghe intese prigioniere delle politiche di austerità, politiche oligarchiche 
che ormai sono rifiutate dalla stragrande maggioranza dei cittadini. Si tratta 
di trasformare questa maggioranza sociale in maggioranze politiche (…) Podemos è 
la sinistra del nuovo secolo… oggi i sondaggi lo quotano al 27 per cento. In 
qualche modo ricorda il movimento 5 stelle, ma con la differenza che Iglesias è 
un sociologo geniale, coltissimo, fortemente radicato a sinistra e 
straordinariamente abile nell’arte di convincere l’interlocutore, mentre Beppe 
Grillo è un ex comico che non ha finito di leggere un libro nella vita, è 
sostanzialmente un qualunquista, molto influenzato da un uomo di destra come 
Casaleggio, ed è un monologhi sta incapace di affrontare un contraddittorio con 
chiunque, politici o giornalisti. Però la base di Podemos e quella dei 5 stelle 
si assomigliano per molti versi>>. L’ideologo di ‘Podemos’ è Vincenc Navarro, 
politologo, economista, docente di Scienze politiche e sociali presso 
l’Università Pompeu Fabra (Barcellona), per 35 anni insegnante di Politiche 
pubbliche presso la Johns Hopkins University di Baltimora (USA). Ha 77 anni. Se 
Pablo Iglesias è la faccia che scalda gli animi dei giovani, Navarro è la mente 
che dà corpo e sostanza politica al loro entusiasmo.
Tra i punti salienti del programma di ‘Podemos’, ossia la declinazione spagnola 
dell’obamiano “Yes we can”, troviamo: la conversione della Bce in una 
istituzione democratica che abbia per scopo principale lo sviluppo economico 
degli stati membri; la creazione di una agenzia pubblica europea di valutazione; 
una deroga dal Trattato di Lisbona. Le proposte di ‘Podemos’ mettono la libertà 
civile e politica al primo posto e non sono intolleranti delle minoranze; si 
appellano al sentimento della solidarietà di cittadinanza; e criticano la 
gestione tecno burocratica dell’Europa ma non il progetto europeo. 
Sostanzialmente un programma che dice ‘no’ all’Europa della finanza per 
costruire un’Europa dei cittadini. Aggiungasi che ‘Podemos’ ha rinunciato al 
classico partito verticistico ed ha optato per un partito orizzontale e di 
partecipazione. “Si propone di rilanciare valori di libertà e di solidarietà a 
livello continentale, non solo nazionale… non trasforma l’insoddisfazione verso 
i partiti e la rabbia sociale per la disoccupazione in una requisitoria 
nazionalista e populista contro la democrazia liberale” (Nadia Urbinati, docente 
presso la Columbia University). Detto ciò, in Italia si potrebbe pensare ad una 
nuova formazione politica composta da Sel e buona parte del partito democratico 
(Civati ed altri), nonché da ex grillini (ora nel gruppo misto). “ Il fatto è – 
sottolinea il Prof. Luciano Gallina (Repubblica, 16 dicembre 2014) – che il 
tempo urge, prima che il Paese caschi a pezzi”. A proposito dei grillini <<il 
problema è superare il personalismo e il settarismo, altrimenti anche loro 
finiranno dimenticati>> (così Mario Capanna , Corriere della Sera, 7 gennaio 
2015). E su Renzi cosa dire? Riporto di seguito una riflessione di Eugenio 
Scalfari sul quotidiano ‘la Repubblica’ (14 settembre 2014). “Nell’articolo 
intitolato (non a caso) ‘L’erede’, Ferrara scrive: <<Renzi sta costruendo una 
sinistra post-ideologica in una versione mai sperimentata in Italia e volete che 
un vecchio e intemerato berlusconiano come me non si innamori del boy-scout 
della provvidenza e non trovi mesta l’aura che circonda il nuovo caro leader?>>. 
Mi pare molto significativo quest’entusiasmo di un berlusconiano intemerato al 
caro boy-scout post-ideologico della provvidenza. Ma il Pd? Come reagisce la sua 
classe dirigente e soprattutto i parlamentari? I parlamentari, salvo qualche 
eccezione, sono molto giovani e per ora stanno a guardare. Gli interessa 
soprattutto andare fino in fondo alla legislatura…”. Personalmente mi chiedo: il 
Pd è oggi un partito di centro-sinistra? A me pare di no. Le recenti ‘primarie’ 
hanno evidenziato un problema di linea politica e pertanto, a mio avviso, vanno 
regolate nell’ambito di una cornice legislativa. La Grecia voterà domenica e i 
sondaggi, salvo sorprese, indicano la vittoria di ‘Syriza’. In Italia c’è 
urgenza di un cambiamento, “prima che il Paese caschi a pezzi”.
