BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000
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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 è attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali è in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (circa 3.200.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


28/4/2008 ● Cultura

"Non c’è libertà senza verità”, non confondere un blog col giornalismo


  Luigi Sorella ● 2395


Con il n. 99.421 Fuoriportaweb il 25 Aprile (festa della Libertà) si è messo simbolicamente in marcia nel V2 Day “Libera informazione in libero Stato”. Perché questa decisione?

Negli anni del liceo il mio professore di Storia attendeva con ansia l’unica ora settimanale di Educazione civica, allorché leggeva e commentava alcuni passi della Costituzione italiana. Non che volesse trasmetterci la sua “ideologia costituzionalista”, un po’ scolastica e un po’ sopita, ma forse quel senso civico all’educazione ai principi di Cittadino “che voglia svolgere con maturo giudizio la parte che gli spetta nella vita civile1, come era solito rileggere nella premessa di un saggio scritto da Norberto Bobbio e Franco Pierandrei.
Una delle tante letture critiche fatte insieme al professore (prima metà degli anni Ottanta dello scorso secolo) riguardava la “libertà”, che ancora oggi non so sintetizzare: è un concetto? È filosofia, …è etica, …è convinzione? Oppure un pensiero, un desiderio? O, che stia diventando semplicemente uno slogan? “Accanto alla libertà personale la Costituzione moderne riconoscono la libertà di pensiero. (…) Significa libertà di manifestare agli altri, mediante le parole o lo scritto, il mio pensiero. Che nel buio della mia prigione io possa pensare che il tiranno è un mostro, è una cosa; che io possa dirlo o stamparlo alla luce del sole, senza andare in prigione, è un’altra. La libertà di pensiero riguarda il secondo diritto, e non il primo. Essa è il fulcro dello stato liberale, addirittura della concezione liberale della vita, da cui lo Stato liberale deriva: di quella concezione secondo cui, nessun uomo avendo il privilegio di essere l’unico depositario della verità, la verità non può essere imposta, ma deve nascere dal contrasto delle idee.2

La Costituzione italiana dichiara questo diritto fondamentale all’art. 21, affermando che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Inoltre l’art. 21 dichiara illecite due misure preventive per limitare la stampa: l’autorizzazione e la censura. È evidente che il diritto di manifestare il proprio pensiero corrisponde al dovere di assumere pubblicamente le proprie responsabilità.
Perché - si invoca nel mondo dei blog - la libertà necessita di “verità”. “Che la libertà di stampa sia garantita non vuol dire che chiunque abbia il “potere effettivo” di rendere pubbliche le proprie idee attraverso la stampa. Occorre sempre distinguere le astratte libertà formali dall’esistenza delle condizioni obiettive che ne rendano possibile l’esercizio. La nostra Costituzione garantisce le prima ma non interviene sulle seconde. Per stampare giornali o riviste, occorrono mezzi finanziari, talora ingenti: chi li possiede è “di fatto”, se non giuridicamente, “più libero” di chi non li possiede. O meglio: rispetto all’espressione pubblica delle proprie idee, tutti sono liberi ma non tutti sono eguali. Un’ulteriore fonte di disuguaglianza deriva dalla disciplina giuridica dell’Ordine dei giornalisti (contenuta nella legge 3 febbraio 1963, n. 69) secondo cui ogni pubblicazione periodica deve avere un direttore responsabile, e ogni direttore responsabile, salvo poche eccezioni, deve essere un giornalista professionista.3

Poi, cosa significa “giornalista professionista” è un mistero tutto italiano (non esiste nelle grandi democrazie liberali una figura così “tutelata” dai suoi legislatori). L’idea di un “ordine” dei giornalisti fu introdotta nel 1925 da Benito Mussolini, per il controllo del regime fascista sulla stampa (e sulle “indipendenza” del libero pensiero). Quell'idea di "ordine" scomparve come “repressione democratica ed anti-fascista” con la stesura ed approvazione della Costituzione italiana, per ricomparire, come “categoria protetta”, nella legge n. 69 del 3 febbraio 1963. Però su tale legge - a tal proposito i giornalisti fanno “silenzio” - fin dal 1968 (cioè quarant’anni fa), con due sentenze (n. 11 e n. 98) si è pronunciata la Corte costituzionale “temperando però soltanto taluni effetti del monopolio “criptocorporativo” discendente dall’allestimento dell’albo dei giornalisti, e lasciando sostanzialmente inalterati i principi della citata legge 3 febbraio 1963 n. 69.4

Ora perché un blogger deve “preoccuparsi” del “giornalista professionista”? Beh, forse è vero il contrario: con il V2-Day tanti blog italiani si sono solidarizzati per amplificare le iniziative referendarie proposte dal comico Beppe Grillo (www.beppegrillo.it) - ci voleva un comico per divulgare il disagio della "libertà di pensiero" in Italia -, mentre il “giornalista professionista" ha taciuto, tace e tacerà perché il suo editore controlla la sua “indipendenza” (come nelle vignette satiriche “senza parole”). È una trattativa silente per tentare di alterare anche l’indipendenza dei blogger (con “futuri disegni legislativi all’italiana” al limite e/o oltre la costituzionalità del diritto (principio) di manifestare il proprio pensiero).

Benjamin Constant, domandandosi quali fossero, durante la Restaurazione, gli effetti della censura alla libertà di stampa, scriveva: “esasperare gli scrittori che hanno il sentimento dell’indipendenza, inseparabile dall’ingegno, costringerli a ricorrere ad allusioni che diventano tanto più amare quanto più sono indirette; rendere necessaria la circolazione di scritti clandestini, e tanto più pericolosi, alimentare l’avidità del pubblico per gli aneddoti, i fatti personali, i principi sediziosi; dare alla calunnia l’aspetto sempre attraente del coraggio; infine attribuire un’importanza eccessiva alle opere proibite.5

La “libertà” dei blog, effettiva o presunta, oggi costituisce comunque un’alternativa al potere del “monopolio criptocorporativo”, e in qualche modo rende meno astratti la “verità” e il confronto dell’idee. Perciò non confondiamo un blog con il giornalismo, sostengono i blogger.

[Bibliografia: 1/2/3/4/ N. Bobbio, F. Pierandrei “Introduzione alla Costituzione”, Bari, 1982 ; 5 “Cours de politique costitutionnelle”, Paris 1818, vol. I)]
Fuoriportaweb per il V2-Day : www2.beppegrillo.it/v2day/vmarcia/vmarcia.php?avatar=99421





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