BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000
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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 è attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali è in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (circa 3.200.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


6/2/2015 ● Cultura

Il film ‘Philadelphia’, il belcanto e un ricordo di Rodolfo Celletti


  Pietro Di Tomaso ● 1390


Le annotazioni che seguono prendono spunto dalla opportunità di poter vedere nuovamente, questa sera su La7, il film ‘Philadelphia’. Oltre ad apprezzare l’arte interpretativa di Maria Callas in “La mamma morta” dall’Andrea Chénier di Umberto Giordano, è un’occasione per ricordare Rodolfo Celletti, grande critico musicale ed esperto di vocalità.

Ho conosciuto personalmente il maestro Celletti, negli anni da me trascorsi a Milano, per il tramite di un mio amico che studiava canto lirico. Alcune notizie su Rodolfo Celletti (Roma , 13 giugno 1917 – 4 ottobre 2004) si possono leggere su Wikipedia (l’enciclopedia libera). Dopo la laurea in legge alternò l’attività di dirigente d’azienda a quella di critico musicale autodidatta, collaborando a varie riviste e pubblicando saggi, tra cui fondamentale quello sulla storia della vocalità, che costituisce il settimo volume della monumentale Storia dell’opera, edita dalla UTET. Pubblicò diversi libri, tra cui: Le grandi voci (1964), Storia del belcanto (1983), Storia dell’opera italiana (2000). Dal 1980 al 1993 fu Direttore Artistico a Martina Franca del ‘Festival della Valle d’Itria’.
<<Manchino dieci giorni o due a una recita – disse Franco Corelli in una intervista a Rodolfo Celletti (cfr. Rivista ‘Discoteca’, n. 11, giugno 1971) – io non faccio altro che pensare a ciò che avverrà nel momento in cui dovrò eseguire una certa frase, prendere un certo acuto, addolcire una certa nota: nei limiti del possibile, io cerco di predisporre, per ogni problema vocale, più soluzioni. Mi piace variare accenti, colori, inflessioni (…) forse se io non fossi un tenore, avrei una visione più pacata di queste cose. Il tenore, lei lo sa, ha quelle famose due o tre note, in vetta al pentagramma, da cui dipende tutto o quasi tutto, nei rapporti con il pubblico. Sono queste note che, in un certo senso, lo rendono diverso dagli altri cantanti: più applaudito, ma anche più vulnerabile. Ecco il punto. (…) Non si comanda alla voce, come a un piede o una mano. Ho sempre di fronte l’incognita di ciò che avverrà in scena. Perciò il mio pensiero è sempre là… l’unica vera evasione è lo studio. Vocalizzi, vocalizzi e ancora vocalizzi. Ma quando hai finito, il pensiero ritorna là: al personaggio, all’acuto, al pubblico. Entri in teatro e vorresti fuggire. Quando hai finito respiri. Improvvisamente la vita diventa bella>>. Come sottolinea Giulia Grisi, “piacesse o meno Celletti era chiarissimo nell’esprimere la propria opinione. Metafore, mezzi termini, detti e non detti erano assolutamente estranei al suo vocabolario ed al suo modo di scrivere. Gli elogi e le stroncature erano, però, sempre motivati. Motivati dal generalissimo principio che il canto richieda cognizioni di base, come qualsivoglia attività professionale e solo chi ne disponga possa essere prima un professionista ed, in alcuni casi un artista. Nella mente e nello scritto di Rodolfo Celletti artisti non professionisti solidi non potevano esistere. E se esistevano non duravano in carriera”.

<<Celletti – secondo l’opinione del maestro Alberto Zedda, Direttore artistico del ‘Rossini Opera Festival’ di Pesaro – descriveva e teorizzava qualità e artifici vocali sconosciuti ai melomani che frequentavano allora i loggioni dell’universo mondo: trilli d’ogni sorta, di forza, di gorgia, toscani, semplici e rinforzati; messe di voce brevi o interminabili, di sola andata in crescendo o con ritorno al sussurro… passaggi d’agilità mozzafiato… legati morbidi e conturbanti, pianissimi e mezze voci seducenti come carezze notturne (…). Molti pensavano che Celletti descrivesse un paradiso perduto, utopico e nutrito dello stesso struggente rimpianto con cui il poeta dipinge l’Eden dei progenitori (…). Non sono stati i musicologi a rendere possibile questa rivoluzione del gusto: sono stati i maestri e gli artisti che hanno compreso che gli insegnamenti di Rodolfo Celletti non erano nozioni settoriali e personalistiche, bensì il codice per accedere a un linguaggio capace di interpretare il nuovo corso: chi ha saputo metterli in pratica vive l’attualità e anticipa il futuro>>.
Vi piace l’opera? Spero di sì. Il Sovrintendente dell’Opéra di Parigi, già alla guida del Teatro alla Scala di Milano, ha dichiarato (Repubblica, 5 febbraio): <<Da voi non è la crisi economica a svilire l’opera, ma la non volontà di sostenere la cultura>>. Meditiamo su quanto precede.





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