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		19/9/2015 ● Cultura
Rifugiati e migranti. La ricerca di un ruolo decisivo per le Nazioni Unite
 Pietro Di Tomaso ● 1416
  Pietro Di Tomaso ● 1416 
        
        Il Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon sta organizzando un incontro 
speciale il 30 settembre al Palazzo di Vetro. Lo ha annunciato lo stesso 
Segretario Generale tramite il suo portavoce. “Il tema dell’immigrazione sarà 
alto nell’agenda dei capi di Stato e di governo che verranno a New York per 
l’Assemblea Generaleâ€, ha dichiarato Ban Ki-moon. “E’ una tragedia umana che 
richiede una risposta politica collettiva determinata : è una crisi di 
solidarietà, non di numeriâ€. “Sono inorridito e straziato – ha detto 
ancora il Segretario delle Nazioni Unite – per le recenti morti di rifugiati 
e migranti nel Mediterraneo e in Europaâ€. L’emergenza migranti, sottolinea 
il numero uno del Palazzo di Vetro, è il sintomo "di problemi più profondi", 
violazione dei diritti umani, fallimento dei governi, “che non lasciano alla 
gente altra scelta se non quella di fuggireâ€.
Ora proviamo a dire alcune cose sulla gestione delle crisi internazionali. La 
buona politica sarebbe priva di senso se non si occupasse, in primo luogo, di 
chi ha bisogno, di chi è più povero, di chi necessita di aiuto. Un punto 
fondamentale è dare poteri e autorevolezza a un organismo internazionale come 
l’Onu. Spingere nella direzione della riforma del Consiglio di sicurezza, creare 
un Consiglio di sicurezza economico capace di intervenire sugli effetti 
economici indotti dalla globalizzazione e – come viene auspicato dal professore 
Alessandro Ferrara (Università di Roma ‘Tor Vergata’) – trasformare il Comitato 
per i diritti umani in un Consiglio per i diritti umani che abbia la stessa 
forza del Consiglio di sicurezza. Il senso di queste proposte è fondato sulla 
consapevolezza che la ‘governance’mondiale si costruisce con una politica 
preventiva che deve essere il multilateralismo, inteso come metodo di governo 
del mondo. Un multilateralismo che, attraverso processi d’integrazione, arrivi a 
forme istituzionali compiute. Viviamo in un mondo caratterizzato da un alto 
tasso di globalizzazione e interdipendenza economica e sociale; viviamo in un 
mondo globale in tutto : nella comunicazione, nella tecnologia, ma non nella 
sovranità. Molte decisioni del pianeta riposano ancora sulla sovranità degli 
Stati nazionali. Gli stessi essenziali processi di integrazione cui si accennava 
prima, sono estremamente faticosi perché richiedono un trasferimento di 
sovranità dagli Stati alle istituzioni sovranazionali. La storia moderna e 
contemporanea, con riferimento particolare all’Europa, almeno dalla pace di 
Westfalia, è incardinata sul primato e sulla centralità della sovranità 
nazionale. Tuttavia, un mondo globale, se governato dalle nazioni e dal loro 
sistema di relazioni, è un mondo che rischia di non essere governato; o, 
comunque, rischia di essere governato in modo inadeguato. Il problema di come si 
costruisca una sovranità globale è ai nostri giorni fondamentale. Punto centrale 
della questione, come sostiene il sopra citato prof. Alessandro Ferrara (“Limiti 
della sovranità e dovere di proteggere la vita umanaâ€), è “la linea di 
demarcazione fra la sovranità degli Stati e la sovranità della comunità 
internazionale espressa attraverso le sue istituzioni cosmopoliticheâ€. Potrebbe 
quindi nascere, in prospettiva, un’istituzione cosmopolitica dotata del 
“monopolio dell’attribuzione di legittimità all’uso della forza (…). Perché 
questo possa avvenire, però, è necessario che esista un quadro normativo 
definito… il quale disciplini il rapporto fra la sovranità degli Stati che 
continuano ad esistere e la sovranità di istituzioni cosmopolitiche che 
continuano a formarsi (esempio: la Corte penale internazionale)â€. Lo stesso 
autore aggiunge: “Senza un chiarimento universalmente accettabile intorno ai 
limiti della sovranità statale le carte dei diritti sono condannate a svolgere 
un ruolo meramente pedagogicoâ€. Sia chiaro: l’impotenza o il fallimento 
dell’Onu non sono che la proiezione dell’impotenza e del fallimento delle 
nazioni che, insieme, costituiscono questo organismo. D’altra parte, se la 
gestione delle crisi non può dipendere dai singoli Stati, o da coalizioni più o 
meno improvvisate o volenterose dei medesimi, cosa rimane se non dare poteri e 
autorevolezza a un organismo internazionale come l’Onu? “Chi dovrebbe 
decidere – si chiede Alessandro Ferrara – quando la coscienza morale 
dell’umanità è scossa abbastanza per giustificare una ingerenza nella sovranità 
di uno Stato a protezione dei diritti violati? … Forse tale ruolo può essere 
attribuito al Consiglio di sicurezza, in una composizione nuova, oppure una 
Corte, come la Corte Internazionale di Giustiziaâ€. Insomma, per avere un uso 
legittimo dell’impiego della forza per assicurare il rispetto di diritti umani 
universali le soluzioni fanno parte di un ‘cantiere’ aperto, facendo coesistere 
diritto internazionale ed ermeneutica culturale. Concludo segnalando la recente 
notizia: il Ministro croato ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di 
sicurezza dell’Onu.
