Aggiornato:
6/11/2015 ● Cultura
“Il treno passa, la stazione resta”: sulla burocrazia italiana
Un’affermazione che spesso si sente fare da ‘funzionari pubblici’
dell’amministrazione statale. Centrale e periferica. Senza dubbio un dato di
fatto che li fa sentire ‘protetti ed inattaccabili’. Al punto che, a dispetto di
tanti altri lavoratori, pensano sia un loro diritto non lavorare, produrre poco.
Persino timbrare (o farsi timbrare) il cartellino è correre a ‘fare altro’,
abbandonando il posto di lavoro per andare a fare spesa, per andare a fare
colazione nei bar delle città, o allenarsi nella palestre, ecc.
Ora il vaso di pandora della burocrazia si sta scoperchiando. Le riforme
Bassanini indirizzate a stabilire la rigida separazione tra politica e gestione
avevano il duplice scopo: allontanare la politica dalla gestione ed assicurare
maggiore efficienza nella gestione tecnica dei servizi e nelle opere pubbliche
in generale. Oggi scopriamo che quella legge ha prodotto un mostro: un potere
incontrollato dei 'funzionari' pubblici che governano di fatto buona parte del
potere pubblico, senza il controllo democratico degli elettori.
Inoltre, costituiscono una delle maggiori voce di costo delle amministrazioni
pubbliche che alimenta l’alta tassazione per i cittadini ed il sistema-impresa.
Fatta la legge, trovato l'inganno. In Italia funziona (quasi) sempre così.
Pertanto è ragionevole pensare che tale fenomenologia sia molto diffusa nel ‘bel
paese’.
Quando, questo problema entrerà a far parte dell'agenda politica dei vari
partiti? e soprattutto di quelli di sinistra?
In attesa, i responsabili politici eletti dovrebbero affrontare con più
coraggio questa situazione. Il ‘mettere la testa sotto la sabbia’, in cambio di
qualche voto, genera il fenomeno della supplenza svolta dalla magistratura
inquirente. Che rimane, per l’assenza della politica, l’unico baluardo a difesa
della legalità.
Fatto questo che finisce per alimentare la diffidenza verso la politica e verso
il sistema dei partiti e nel contempo rafforza la deriva ‘populista’ della
opinione pubblica.