BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000
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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 è attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali è in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (circa 3.200.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


19/9/2016 ● Cultura

Laica-mente (all’attenzione della dott.ssa Montari)


  Mario Vaccaro ● 1458


Subito un paio di premesse. Seguo con particolare attenzione i suoi interventi sul blog, interessato come sono al Vangelo, soprattutto in quelle preziose occasioni di attenta esegesi quali si dimostrano essere le sue. Riguardo al mio essere debordante ... beh, ne sono consapevole. Ho avuto già modo di precisare che scrivo in modo autoreferenziale. Non ho intenti divulgativi, quindi non mi pongo il problema di essere “digeribile”.
Nel mio precedente scritto la condanna era diretta principalmente al capitalismo, e all’istituzione ecclesiastica solo di rimando, per quel ruolo comprimario che giudicavo insensato dacché il Cristianesimo – sintetizzando il concetto - ha tenuto a battesimo quell’idea di progresso che invece il capitalismo nega a noi tutti. È già la seconda volta che mi imbatto in una difesa di ufficio per una chiamata in correità della Chiesa (allora l’argomento era la pace). E, ad essere sinceri, imbastire una dialettica con interlocutori che assumono posizioni assolutistiche, monocolori, é operazione che si rivela a volte complicata, in particolare quando l’oggetto di discussione è la Chiesa, l’azienda che opera nel campo del Bene in regime di monopolio – e alla quale, in virtù di tale circostanza, si tende a riconoscere un operato in buona fede anche in caso di palesi errori. Tuttavia incontro serie difficoltà a riconoscere quest’ultima in capo a chi ha compiuto nefandezze in nome di Dio, nominandolo dunque non invano ma, peggio, a sproposito.
Purtroppo non riuscirò ad essere breve ... troppa carne al fuoco.
Innanzitutto il “Dio è morto” di Nietzsche è una metafora che ho spiegato meglio in un mio precedente scritto e che allude proprio al nichilismo che lei stessa cita quale male moderno. La nostra religione ci parla di progresso, di ottimismo, ma la società contemporanea ha deciso di fare a meno di Dio. I valori cristiani sono stati abbandonati e al loro posto non sono subentrati nuovi valori ... nichilismo, appunto. E, senza Dio, non riusciamo a fornire uno scopo alle nostre azioni, a legittimarle in vista del futuro. Oggi è il capitalismo ad aver preso il posto di Dio, con il suo principale comandamento: “non avrai altra società all’infuori di questa”. Nella quotidianità del nostro vissuto Dio non ha quel ruolo da protagonista di un tempo e quella cifra, 2 miliardi, censisce cattolici che nella stragrande maggioranza non pregano, non vanno a messa, non officiano i sacramenti e vivono in spregio della Parola di Dio. Ciò accade quantomeno in Occidente, dove accettiamo supinamente i rapporti di forza scaturenti dal mercato, dunque i conflitti sociali, con buona pace della Chiesa che, anziché diffondere attivamente il concetto di uguaglianza, invoca la solidarietà: gran parte della società deve quindi rassegnarsi al ruolo di “ultimi”, e a ricevere la beneficienza proprio da coloro che si appropriano delle risorse prodotte col lavoro degli umili. Giusto per fare un parallelo, non tutte le religioni approvano l’ingiusta speculazione: nel sistema creditizio musulmano, ad esempio, è vietato richiedere interessi per i prestiti.
Anche dell’ideale della libertà mi è capitato di scrivere, premendomi sottolineare che fino al ‘700 è stata una parola censurata nella cultura di ogni tempo, fino a quando Schiller fa gridare ai masnadieri “libertà o morte”. La stessa Chiesa, agli ordini del Papa Re, ghigliottinava i repubblicani, fautori della libertà politica. E lì ne evidenziavo l’importanza, quale il principale degli ideali, tutti gli altri non potendo realizzarsi in assenza di essa. Resta il fatto, tuttavia, che è strumento difficile da maneggiare e, inoltre, il Potere ne ha sempre fatto un uso distorto. Lei stessa, presa dalla retorica, fa cenno al sacrificio di quanti sono morti in nome della libertà. Peccato che nella maggior parte delle guerre ciascuna delle due parti non si esime dal menzionarla nella sua propaganda. E cosi gli USA conducono una battaglia di libertà contro i nazisti (e per averci salvato stiamo ancora pagando un tributo nei loro confronti in termini di libertà: nell’immediato assicurandosi che le elezioni le vincesse la DC dell’epoca, così oggi continuiamo a mostrar loro sudditanza nella politica estera), che a loro volta all’inizio della guerra arringavano la folla facendo appello alla necessaria conquista della libertà del popolo tedesco dal complotto giudaico-plutocratico-massonico globale degli USA. Garibaldi pure ha “liberato” il Sud, salvo in seguito scoprire – grazie ad una tardiva opera di revisionismo storico - che di conquista si è trattata ... questioni di punti di vista: già, il relativismo. Strano che per parlare di libertà, come nel grido dei masnadieri, debba scorrere necessariamente del sangue. Per questi motivi ritengo più opportuno tirare in ballo il più concreto concetto di emancipazione, da tutto ciò che influisce a tal punto sul nostro libero arbitrio da far sì che le scelte individualmente adottate non siano in realtà genuinamente nostre.
Lei condanna inoltre il relativismo, senza fare alcuna precisazione che, credo, sia invece dovuta. E sì, perché se allude all’esasperazione del concetto sono d’accordo, soprattutto in campo etico, dacchè si perderebbe ogni punto di riferimento riguardo ai valori su cui informare la vita sociale. Tuttavia il relativismo è di fatto una conquista che ha segnato il progresso culturale dell’Occidente, a discapito dell’assolutismo che sovente si è dimostrato un male (lei stessa fa cenno agli errori/orrori in cui tutti gli assolutismi incedono). La nostra Costituzione, davvero la più bella del mondo, esprime tale concetto come l’affermazione del pluralismo, contro ogni confessione ideologica o ipse dixit che dir si voglia: a tutte le opinioni, minoritarie o maggioritarie che siano, va riconosciuta pari dignità, non esistendo preconcetti e pregiudizi universalmente validi. Da convinto laicista – e d’altronde, come si può non essere tali? – difendo le mie opinioni tendendo l’orecchio a quelle altrui. Sebbene sia una conquista già dell’Illuminismo – rispecchiata nel celebre aforisma erroneamente attribuito a Voltaire “non condivido la tua idea ma darei la vita affinché tu la possa esprimere” – in campo religioso si è ancora avvezzi ad approcciarsi alla dialettica facendo ricorso a verità assolute. Un mondo così tratteggiato, in bianco e nero – anziché composto da una scala di grigi – è la versione estremamente semplicizzata di una realtà ad opera proprio di quel trascendente che invece mostra quanto mistero celi la nostra complicata esistenza. Davvero invidiabile è la posizione di chi nutre certezze, essendovene una sola indiscutibile, ovvero che tutto è opinabile - tranne quei valori che, pur astratti, servono da necessario punto di riferimento per il progresso culturale dell’umanità. Aristotele sosteneva che una mente può reputarsi davvero matura quando riesce a contemplare un’idea senza lasciarsi “comprare” da essa. L’essenza del laicismo è proprio questa, analizzare pensieri e concetti tenendoli a debita distanza, come uno scienziato farebbe studiando i fenomeni fisici, senza lasciarsi possedere. La corruzione umana, che semplicisticamente chiamiamo Male, non nasce dal mero errore, quanto dall’insana perseveranza nello stesso. In psicologia si dice “se sai non sei” ... e viceversa. Un avaro non sa di essere tale, e nel momento in cui se ne rendesse conto cesserebbe di esserlo. Mafiosi pluriomicidi, e politici loro conniventi, sovente si sono mostrati cattolici osservanti ... evidentemente ritenevano legittime le loro pratiche feroci, non in contrasto con la volontà di Dio.
Torno nuovamente sulla questione della libertà quale strumento difficile da maneggiare. La libertà è appunto relativa, essendo un concetto di relazione, quindi non è il poter fare quello che si vuole ... e su questo siamo d’accordo. La libertà ha bisogno di disciplina e di consapevolezza. Il libero arbitrio è diretta conseguenza del peccato originale, poiché dall’aver conseguito la conoscenza del bene e del male deriva per l’uomo il dover decidere da solo, sì liberamente ma consapevolmente la giusta opzione. Il problema, anche stavolta correttamente inquadrato da Nietzsche (“Al di là del bene e del male”), riguarda come gli ideali vengono intesi dall’uomo. Anche questi sono una peculiarità della nostra religione che, contrariamente a quel che lei sostiene, tramite gli stessi predica una sorta di fuga dal mondo. Qui cadiamo in quella sorta di schizofrenia, di corto circuito che viene a crearsi a volte tra il Vecchio ed il Nuovo Testamento. Il primo parla di un Dio che si rivela al Suo popolo eletto, a quel tempo in condizioni di cattività in Egitto. Un popolo interamente schiavo si dà una religione che, date le circostanze, parla di un’altra vita in cui potranno riscattarsi coloro che hanno patito in quella terrena, che privilegia l’ideale rispetto al reale, dato che questa seconda dimensione li vede soccombere. Dunque è magari la nostra religione a poter essere interpretata – male – una fuga dal mondo, mentre è al contrario l’orientale Buddismo ad invitare, al riguardo, all’accettazione della condizione umana. Questa visione dell’esistenza degli opposti in termini assoluti, il Bene e il Male ecc., è pericolosa nelle mani di uomini culturalmente poco attrezzati. E il cattolico medio, mediamente poco attrezzato culturalmente, è tale anche in quanto a cultura religiosa. Già la percentuale di praticanti è esigua, e di questi ben pochi vanno al di là di qualche passo tratto dall’omelia. Io, ad esempio, pur essendo credente sono un convinto anticlericale, per una lunga serie di ragioni. Essenzialmente si critica la Chiesa per le ingerenze nel potere temporale, per un Papa che ha abrogato la pena di morte solo nel 1969, capo di una istituzione responsabile, direttamente o indirettamente, di milioni di morti, così intimamente corrotta che anche un Papa come Giovanni P. II ha dovuto convivere – consapevolmente perché chi comanda non può non sapere, per principio – con lo IOR ai tempi di Marcinkus. Ma un credente dovrebbe condannare ancor più severamente gli indebiti interventi sulla Parola di Dio, ovvero la disinvoltura con cui ha interpretato passi del Libro che in seguito, diventati dogmi (col tempo diventati un numero cospicuo), sono stati pretesto per mandare al rogo milioni di persone e costringere all’abiura autori di opere culturali di immenso valore. Se il Vangelo parla di Conoscenza, la Chiesa si è fin troppo adoperata nell’Oscurantismo (la Controriforma ne è l’esempio massimo).
Io sono un credente, ma prendo la cosa con la serietà dovuta, quindi non mi lascio facilmente suggestionare dai “professionisti” della fede. Da buon laico credo che ognuno di noi, con il proprio esempio di vita, collezionando il più possibile comportamenti virtuosi, possa influire sulla coscienza collettiva e rendere il mondo migliore ... che è quello che lei dice di fare, e per questo chapeau!. Ecco, sono uno di quelli che pensa che se praticanti e uomini di Chiesa non riescono ad essere da esempio, beh ... la loro pratica è vuota teoria. Non solo non mi/ci è utile, ma è pernicioso perché sortisce l’effetto contrario, ovvero allontana la gente da quella che è un’occasione fondamentale per la celebrazione del divino, ossia il momento aggregativo. Quindi, pur sapendo di non essere popolare nel criticare la Chiesa, è la mia delusione che si sente autorizzata a farlo. Mi creda, io per primo desidererei vivere in una società in cui sia la buona novella a dettare le azioni di ciascun individuo, ma se proprio coloro che dovrebbero indurci ad adottare tale stile di vita antepongono il materialismo quale priorità assoluta, allora dall’odierno nichilismo non guariremo mai. “Scherza coi fanti ma lascia stare i santi”: la corruzione dei politici la condanniamo, ma continuiamo a pendere dalle labbra di uomini di chiesa che girano in SUV, utilizzano l’i-phone e gestiscono capitali degni di un imprenditore. Il mondo è dominato dal materialismo ... chi dovrebbe fare da esempio virtuoso? Lei che conosce meglio di me il Vangelo: dei tre voti non è proprio la povertà che annovera il maggior numero di riferimenti? Papa Francesco esterna condanne formali e dà il buon esempio, ma sinora non ho notizie di cardinali che abbiano lasciato il loro attico di qualche centinaio di mq al centro di Roma. Questi pastori dovrebbero convincerci che il materialismo é una strada da non intraprendere e indicarci la via della fede? Scusi la battuta, ma tanto vale chiedere lumi al navigatore satellitare.

PS: spero che consideri la mia solo come una spiegazione più dettagliata del “mio” pensiero, quindi solo quale utile chiarimento riguardo alle posizioni personali espresse nel precedente scritto ... nulla di più. Assistere alle storture del nostro mondo senza denunciarle, che ne siano protagonisti fanti o santi non fa differenza, è una forma di complicità. La saluto cordialmente.





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