BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000
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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 è attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali è in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (circa 3.200.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


20/6/2018 ● Cultura

Musica: la lingua senza metter lingua


  Giorgio Senese ● 1071


La mia prima chitarra era senza corde e con il top arricciato come il coperchio della carne in scatola dopo l’apertura.
Una “Carmelo Catania” di orrenda fattura, ne classica né acustica. Ti spezzava i polsi.
La chiesi in regalo ad un mio compagno di scuola di Termoli, un attimo prima che la buttasse nel cassonetto dell’immondizia.
-Scusa Agostino, ma quella è una chitarra vera?- Lui sorpreso rispose - Certo, me l’hanno regalata i miei che lavorano in Germania, ma io non la suono e l’umidità che c’è a casa di mia nonna vedi come l’ha ridotta - con impeto -Me la regali, voglio provare ad aggiustarla- e lui –Certo, dammi 10 mila lire-.
La comprai con i soldi destinati all’abbonamento mensile per l’autobus.
Mai soldi però, sono stati spesi meglio. L’aggiustai con acqua calda, colle e morse.
Coprii con il pennarello i vari graffi, la lucidai con il prodotto per i mobili di mia madre e mi presentai dal mitico “Stagnarello”, l’unico negozio che vendeva materiale elettrico e in un cassetto aveva anche delle corde sfuse violino, chitarra o basso.

-Che corde vuoi? Ho qui un MI, un SI…- ed io imbarazzato – Non lo so questa è la chitarra, vorrei le corde per questa qui.- e il negoziante- E io che ne so, lo chiedi a me, tu sei il chitarrista e tu devi saperlo!-

Ci arrivai con il tempo e intuito basandomi sullo spessore degli incavi del ponte superiore.
Non parliamo poi dell’accordarla, fu un’altra ardua impresa, il famoso fischietto “LA” lo conservo ancora.
D’altronde, l’unica fonte informativa musicale che avevo era il “monello” che dedicava una pagina a riportare accordi e tablature delle canzoni del momento. Era l’epoca del nostro cantautorato migliore, di polpa ce n’era e io crescevo a panecotto e De Andrè.
La mia insegnante di musica alle medie era una incapace, aveva una pianola che nessuno poteva toccare tranne lei ma sapeva suonare solo il tasto LA che usava per dare la nota al coro sgraziato che non sapeva guidare. Ma io tutto questo non lo sapevo ancora.
Secondo lei io avrei potuto far tutto nella vita tranne cantare, suonare o studiare musica e per questo mi teneva fuori aula durante le sue lezioni.
Con queste premesse, nel tempo poi ho studiato la musica con vari maestri, non sono risultato così repulsivo alla materia ed ho avuto sempre più chiara in me la consapevolezza della sua grandezza e universalità.
Credo che la musica, insieme alla certezza della morte, sia la cosa più democratica di questo mondo.
Essa non dipende dalla ricchezza, dalla razza, dalla religione e nemmeno dalla cultura intesa come istruzione scolastica.
Essa dipende dalla capacità di sentire ed esprimere quello che non si può a parole.
Dalla sensibilità d’animo che ti porti dietro e ti fa continuare vivere nonostante quel tuo rivolo di dolore esistenziale che celi dentro di te.
Sa essere taumaturgica, terapeutica, irruente, drammatica, gioiosa, spensierata, comica e mille altre cose ancora, ma con la capacità di giungere a una profondità superiore rispetto ad ogni altra forma di comunicazione.
La musica che ascolti o che suoni è solo tua, parla o viene da te in modo assolutamente unico e personale.
La musica è lo scontro tra il sangue bollente e il gelo mortale delle pochezze umane alla struggente e faticosa ricerca della pace dell’anima.
Un potente grimaldello per arrivare al cuore di ogni creatura vivente e il miglior cammino possibile per riuscire ad accogliere se stessi e gli altri su un piano di reali e basilari valori esistenziali.
Siamo tutti reduci dal clima avvelenato e spietato delle elezioni comunali ma (e per fortuna) siamo anche reduci dal saggio di fine anno della scuola musicale “Chorus Line”, una realtà cittadina che è fonte di bellezza per i tanti giovani che si cimentano nello studio di uno strumento o nel canto.
ll successo del saggio conclusivo di quest'anno è sicuramente stato dovuto al grande lavoro dei ragazzi e degli insegnanti che hanno saputo trasmettere conoscenze musicali e passione artistica ma, dobbiamo certamente ringraziare i "valori aggiunti" portati da Maria Chiara Guarino con la sua elegante quanto efficace conduzione insieme al nostro Paolo Plescia che non si risparmia mai, al grande uomo con un cuore ancora più grande com'è Aldo Piccinini degli Acid Lake e alla simpatia e grande disponibilità di Gioacchino Occhionero dei Sound zero.
La bellissima struttura del “Fulvio” ,che ci viene invidiata da tutti, ha completato il quadro.
La grande affluenza sia pomeridiana che serale fa ben sperare che la musica diventi veicolo di condivisione per una visione univoca di una comunità che guarda al futuro con speranza, impegno e serenità.
Viva VERDI (senza il Re).

Foto archivio Giorgio Senese





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