BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000
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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 è attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali è in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (circa 3.200.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


4/2/2022 ● Cultura

Com’è bello vivere


  Vincenzo Di Sabato ● 491


“Com’è bella la vìtie”. Venticinque poesie imperlate di grazia, di legami sentimentali, di ispirazioni; venticinque cantici pullulati nel 2005, da una sorgiva lirica, dal cui fluire traluce l’animo sacerdotale dell’autore, dell’intellettuale e storico don Angelo Spina. Versi centellinati con il sonoro dialetto di Colle d’Anchise, di San Polo, di Campochiaro. E’ un aureo volumetto, ingegnosamente stilato per informarci di “Com’è bella la vìtie”. Lì, su quelle cime verdi del Matese, nel ricamo di luce filtrante tra cielo e terra. “Bella la vita” dentro un Molise umile e semplice e su una terra “ammantàta de sciùre culuràte, chiéna de profume e sapure de campàgna”. Bella anche per quel vino di Colle d’Anchise, nero come inchiostro, che Menecàngele divinamente intruglia e che, nel tempio della sua cantina, “và a fa le razjùne” (si reca a recitare le preghiere). Menecàngele, il babbo di don Angelo all’età di 94 anni, il 6 ottobre 2021, migra nella città futura a rendersi conto di quanto ancor più bella possa essere la vita di lassù. E don Angelo, l’attuale Arcivescovo di Ancona, con “amor di patria e carità di figlio”, lo carezzava nel 2005, volgendo proprio a lui la <dedica> di quell’”aureo volumetto” ricolmo di vita.
Ora però, anche in questo nostro Molise di “gènte bona e sencèra”, c’è l’infuriare della denatalità; c’è crisi di speranza. E il record del calo demografico è inarrestabile! Paolo VI (proclamato Santo quattro anni fa) - profetandone l’immane massacro – nel 1978 instaurò “la Giornata della vita” con il desiderio di accogliere e difendere l’esistenza di ogni persona umana e di garantire calore e sostegno alla maternità. Appello divenuto più tagliente, quando in Italia impazzava la pratica dell’aborto – trionfato nell’’81 con l’affermazione del Referendum – e proprio quando rimontava l’indice di mortalità dovuta ai tumori che costituiva la seconda causa di tutti i decessi. Nel 1982, durante un Corso di Esercizi Spirituali a Casalbordino, don Stefano Lamera insigne guida morale per tante famiglie italiane, immagina amaramente ed urla così all’assemblea: “lo scienziato destinato a debellare il cancro è morto perché abortito dalla madre!”
“Custodire ogni vita”. E’ la proposta suggerita dalla CEI per la 44^ Giornata che, quest’anno, ricorre domenica 6 febbraio.
E, fin dal 1988, con la creazione a Guardialfiera del Centro Studi, incomincio timidamente a meditare e sognare, anno dopo anno, la difesa della vita; il ritorno e il persistere di padri e madri in libertà, quelli desiderosi di accettare il concepimento e il compimento d’un segreto capace ancora di dare al mondo un fremito di eterno. Ma che può avvenire solo se la vita è dilungata nei figli dei figli, in ordinarietà e tenerezza. Che può realizzarsi soltanto se si snidano e valorizzano nuove figure coraggiose di apostoli della vita nelle famiglie, nelle strutture sanitarie, nelle scuole, nelle comunicazioni sociali; con la felicità ed il linguaggio riflessivo e diffusivo, teso a rimuovere insicurezze e difficoltà che intristiscono le coppie, soffocate dall’incubo d’un presente sempre più fosco, ormai in mezzo a generazioni senza figli ed all’incipiente tragedia dell’umanità.
“Com’è bella la vìtie!”. Lo strepitava anche Roberto Catalano, un giovane molto,… “mooolto” bello, l’innamorato di Angelina la sua sposa, e papà di Simona e di Andrea. Egli - col sorriso aperto e con il ruolo di terzino del Guardialdiera-Calcio e allenatore di esordienti e di “pulcini” - infiamma le sue “ciurme” con gesti propositivi e leali. Al Comune di Guardialfiera era denominato addirittura “il dipendente jolly”. A 39 anni, nel fiore dell’età, s’ammala. Avverte un insolito e progressivo indebolimento di energie. Barcolla. Nel settembre ‘89, la diagnosi spietata: “Sclerosi laterale amiotrofica”, l’assalto cioè della belva implacabile neurogenerativa che sbrana i nervi motori del cervello determinando la paralisi dei muscoli volontari, fino a massacrare i tessuti respiratori. Destino allucinante! Ma seppur interamente fiaccato, a Roberto permangono le emozioni, i sentimenti e la gioia del rendersi conto che l’“essere” è più forte del “fare”. E benedice la vita perché è appagato dalle amorevolezze largite dai suoi cari, dalle meraviglie scaturite dalla Fede e,… perfino dai conforti ricavati ogni domenica dalla sua “Juve”. E affinché riuscisse appena appena a comunicare, Angelina, l’eroica consorte, escogita l’unico straordinario sistema compatibile all’ultima sua capacità: l’uso delle palpebre. Sicché, attraverso il numero di battiti del ciglio, corrispondente alla progressione numerica di ciascuna lettera alfabetica, riesce a comporre l’essenzialità del messaggio. Che miracolo in quegli sguardi di speranza! In quei battiti di ciglia, lievi e talvolta impercettibili come quelli delle ali d’una farfalla, che somministravano a lui la consolazione di esprimere al mondo, fino alla morte (sopravvenuta nel novembre 2013) di essere vivo, e al suo ostinato desiderio di testimoniare che, seppur stritolato, persino così, per lui “la vita è un’ oasi d’incanto”!
“Com’è bella la vìtie”. Me lo mormora infine Giuseppe Cianciosi, venuto da me a verificare il funzionamento della caldaia e dell’impianto termico. Egli ha superato la crisi di pensiero collettivo sul fenomeno delle nascite e rappresenta ora la primula della “ri-nascita” a Guardialfiera. Mi travolge d’entusiasmo per aver deciso con Michela - la sua sposa - di regalare, ai primi di luglio, un fratellino a Vittorio, il loro primogenito, nato meno di due anni fa. Ne è contagiato Antony, il fratello maggiore di Giuseppe (già chierichetto turiferario e primo Sindaco dei bambini) il quale, con la sua Federica, decidono di far suonare tutte le campane a festa nella seconda metà di luglio, per l’arrivo di una nuova creatura. Due fratelli, dunque, artifici del nostro incremento demografico, aperti alla vita oltre gli ostacoli, seminatori di fiducia che donano al mondo due bimbi in un solo mese. E che rilancio di vita per questa 44^ Giornata. Che sveglia per chi dorme e per chi è rassegnato. Che approvvigionamento di “energia di vita rinnovabile” e che nostalgia e tenerezza per la nostra innocenza perduta. Forse, tutto questo, sarà anche l’ingrediente che manca nell’Italia povera di figli.





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