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Contro l'oblio del 25 aprile 1945. Cosa celebrare e ricordare? |
Cloridano Bellocchio Pubblicato in data 26/4/2022 ● FUORI PORTA WEB © 2000
COSA SI CELEBRA?
La fine della guerra, con la sconfitta dell’esercito nazista e dei
fascisti repubblichini, ad opera degli alleati affiancati attivamente dai
partigiani e dal Corpo italiano di liberazione.
Intrecciata ad essa la vittoria della guerra civile da parte dei
combattenti per la libertà, militari e civili, contro i fascisti, mossi
dall’aspirazione di cambiare pagina per aprire nuova fase nella storia del
paese. Vicenda, quest’ultima, che si apre all’indomani dell’8 settembre del 1943
e, nei suoi sviluppi, è segnata da due date cruciali: il 2 giugno 1946 (
referendum che sanzionò il distacco degli italiani dalla monarchia complice dei
crimini del fascismo) e il 27 dicembre 1947 ( approvazione della
Costituzione), da considerarsi a giusta ragione le date fondative della
Repubblica.
COSA RICORDARE?
In quegli anni difficili gli italiani furono chiamati a compiere scelte
difficili e dolorose. Posti di fronte ad un dilemma se soggiacere alla
continuità statale rappresentata dalla monarchia (compromessa col
fascismo e la vergognosa fuga della famiglia reale) o alle lusinghe di un
malinteso onore di patria (che taluni vedevano ancora incarnato nel
fascismo della Repubblica sociale), oppure impegnarsi per una Italia
diversa.
La tragedia della guerra, le ripetute sconfitte, lo sfascio dell'8 settembre
1943, costituirono il punto di svolta per una consapevole scelta di campo
antifascista da parte di molti. I quali non trovando ancora alcun solido punto
di ancoraggio istituzionale si opposero anche rischiando la vita per la
gestazione di un'Italia "nuova".
Sull’aspirazione ad una idea diversa di futuro per l’Italia si innescò, come
rileva Claudio Pavone, la guerra civile. Italiani contro Italiani. Una guerra
civile combattuta all’interno di quella più vasta guerra civile europea fra due
progetti alternativi di ordine internazionale. Oggettivamente, coloro che
avevano scelto di seguire i disegni imperiali e di grandezza nazionale della
dittatura fascista si misero al servizio dell'esercito tedesco in una guerra
totale combattuta per la conquista di territori e l'affermazione della
supremazia razziale ariana.
CONTRO L’USO POLITICO-IDEOLOGICO DELLA STORIA.
Ricordare questi fatti e celebrare la giornata della liberazione diventa
necessario per evitare la cancellazione delle differenze fra le due parti in
lotta, come vorrebbero taluni scrivendo un’altra storia lontana dai protagonisti
e dai fatti.
Da questo punto di vista, l’affermazione che “i morti sono eguali” in
nome del principio della umana compassione, costituisce una inaccettabile
semplificazione che non è affatto neutrale e distaccata. La pietas per gli
sconfitti è utile e necessaria. Ma non può annullare le differenze morali
che muovevano le parti. Etica dell’intenzione ed etica della responsabilità non
possono essere disgiunte. Le differenze, per rispetto di chi ha combattuto e per
rispetto della verità fattuale, non possono essere eliminate in un generico
richiamo ad una ‘fratellanza italiana’.
Il 25 aprile ricorda, dunque, la vittoriosa lotta antifascista dalla quale è
nata la Repubblica e la nostra Costituzione e con essa si onora la memoria dei
tanti che si opposero alla guerra, all’occupazione tedesca e ai fascisti
repubblichini, con o anche senza le armi. Coloro che hanno aiutato concretamente
i soldati sbandati a nascondersi e raggiungere le loro abitazioni. I partigiani
combattenti. I militari italiani internati in Germania che rifiutarono la
libertà loro promessa se si fossero arruolati nell’esercito di Salò o in quello
tedesco. I deportati per motivi politici. I contadini che nascosero prigionieri
alleati fuggiti e nutrirono tante persone sfollate nelle campagne. I sacerdoti
che rimasero a fianco dei propri fedeli, affrontando insieme spesso violenze e
morte. Come racconta Longo nel bel libro "Un popolo alla macchia". Grazie al
loro coraggio gli italiani, soprattutto quelli nati nel dopoguerra, furono messi
nella condizione di riconquistare la propria dignità e costruire un’ identità
incardinata sulla libertà e la civile convivenza.
Ecco le ragioni essenziali perché occorre continuare a celebrare e ricordare il
25 aprile.
Contro chi vorrebbe abolirlo. Contro coloro che vorrebbero fosse dimenticata in
nome di un patriottismo annunciato e non praticato. Contro un volgare uso
politico della storia di tanti benaltristi e le loro sterili elucubrazioni
revisionistiche poste al servizio dei sovranismi imperanti della nei-destra.
Contro chi confuso da un malinteso senso di appartenenza alla terra e
sangue di una nazione mostra di avere poca pietas verso chi ha garantito
alle generazioni nate dopo la guerra 70 anni di pace.
Buon 25 aprile ai democratici e onore ai ‘partigiani’ della libertà. |
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