Aggiornato:
		21/11/2008 ● Caro Direttore
Lettera al prof. Bellocchio. Vignette? Quanta fatica avverto nel pubblicarle
  Luigi Sorella ● 2002 
        
        Caro prof. Bellocchio, rispondo volentieri all'invito della sua gentile lettera con una breve 
riflessione sul (non) dibattito Destra-Sinistra (o viceversa, se preferisce). Sulla teoria degli "ismi" 
alla sua lista aggiungerei i "personalismi", gli "egoismi" e i "trasformismi", 
tutti atteggiamenti che ci hanno fatto 
vivere una campagna elettorale, tra marzo ed aprile 2008, su tre fronti: tre 
liste civiche (chi era la Destra e chi era la  Sinistra, francamente, io 
non lo so!), penso (ma è una mia opinione) che le tre liste in fondo avessero poche differenze sui 
loro progetti 
per la nostra Comunità. Probabilmente (ma è pur sempre una mia 
opinione), Guglionesi non sentiva l'esigenza di una rin-corsa a tre, e 
ricordiamoci che solo per poco abbiamo evitato la super-corsa a quattro. Su 
questo "degrado" di unità e, in qualche modo, di idee della 
politica locale mi riprometto un imminente articolo per scrivere il mio punto di 
vista, benché insignificante. 
Un dato politico, credo oggettivo, tuttavia c'è stato: molti cittadini hanno 
voluto partecipare al processo elettivo per le cariche amministrative della 
nostra piccola realtà, candidandosi pur sapendo che nella corsa a tre le 
probabilità di successo (anche personale) si riducono di tantissimo. A quando un 
dibattito serio sugli effetti della folle "rin-corsa"?
Aspettiamo ancora i "commenti" dei protagonisti. Ho visto nascere 
alcune sedi politiche per incontrare i cittadini e discutere di problemi e di 
soluzioni, sedi poi sciolte all'indomani dello spoglio elettorale. E non so se 
siano state sedi di Destra o di Sinistra (o viceversa, se preferisce), perché è 
successo ai vinti quanto ai vincitori. È vero, per ora ci sono (o restano) le vignette di Fuoriportaweb, le mie vignette (non sa 
quanta fatica avverto nel pubblicarle, in fondo viviamo pur sempre in una 
piccola realtà pronta ad alterarne il [con]senso), vignette a volte spiritose, 
altre volte meno e comunque pur sempre disegnate per un invito (senza alcuna 
pretesa) alla riflessione sull'etica della Politica [la vignetta "Rikandidato" 
è emblematica], in senso generale. 
Eppure quando penso all'etica chissà perché - le confesso, ma speriamo che siano 
in pochi a leggerci - tendo inevitabilmente a parlare, a scrivere e... a pensare 
con l'uso del "noi", anziché con un riduttivo "io". Quante volte notia"mo" 
amministratori e politici, di oggi e di ieri (senza distinzione alcuna) affermare: "ti dò, ti faccio 
fare o... ti ho fatto fare, ci penso io," oppure "ho fatto, ho deciso", 
etc. Inevitabilmente riscopria"mo" come la politica viva una profonda crisi di "appartenenza" 
all'etica, anche nel suo linguaggio. Di Sinistra e di Destra (o viceversa, se preferisce).
Purtroppo io non posso fornire argomenti concreti al dibattito Sinistra-Destra, 
nemmeno a livello di politica locale. In effetti, per una scelta personale, 
non ho mai partecipato a riunioni di partiti, né nelle sedi "tradizionali" né 
nelle tavernette di abitazioni civili (dove, purtroppo, in pochi pretendono di 
decidere il futuro 
di tutta una comunità!). Immagino, tuttavia, che quando ci si riunisce a Destra 
si tenti di spiegare com'è la Sinistra e quando ci si incontra a Sinistra si 
tenti di spiegare cos'è la Destra (o viceversa, se preferisce). A "noi", 
con tutto il rispetto per le (r)adunate nelle tavernette come per le spiegazioni più o meno 
ideologiche e "tradizionali", ci interessa 
prima di tutto 
sostenere l' "appartenenza" (per intenderci siamo "Guglionesani"), perciò ci ostiniamo (forse confortati dall'etica, 
se vuole, "generazionale") a puntare sull'innovazione della "nostra" Comunità, 
che è 
possibile oltre la Destra e oltre la Sinistra. E qui, mi consenta (a proposito 
di "io" plebiscitario), resto convinto che i "nuovisimi" e i "giovanilismi", 
da Lei 
rilevati nella sua missiva, siano qualcosa 
di più di una semplice farcitura, perché per me significano "avere gli altri 
dentro di sé", anche quelli che verranno, presto molto presto. Propongo, 
dunque, alla Sua attenzione anche di docente di Storia e Filosofia, nonché alla 
Sua lunga esperienza sul campo, un punto dialettico di (ri)partenza, magari da 
discutere con altri in questo blog: il concetto di "avere gli altri dentro di 
sé" come "la" premessa migliore per aprire un 
dibattito che investa, culturalmente e politicamente, sul futuro e sulla crescita della nostra 
Comunità. In questo senso, come mi suggerisci (in questo caso ti do del "tu" 
confidenziale citando un autore geniale che, vedo, ci accomuna), Gaber 
sarà sempre attuale per tutti 
[da "Canzone dell'appartenenza"], per quelli di Destra e per quelli di 
Sinistra (o viceversa, se preferisce):
:"L'appartenenza
non è lo sforzo di un civile stare insieme
non è il conforto di un normale voler bene
l'appartenenza è avere gli altri dentro di sé.
[...] L'appartenenza
è assai di più della salvezza personale
è la speranza di ogni uomo che sta male
e non gli basta esser civile.
E' quel vigore che si sente se fai parte di qualcosa
che in sé travolge ogni egoismo personale
con quell'aria più vitale che è davvero contagiosa.
[...] L'appartenenza 
è un'esigenza che si avverte a poco a poco
si fa più forte alla presenza di un nemico, di un obiettivo o di uno scopo
è quella forza che prepara al grande salto decisivo
che ferma i fiumi, sposta i monti con lo slancio di quei magici momenti
in cui ti senti ancora vivo.
Sarei certo di cambiare la mia vita se potessi cominciare a dire noi." 
Apriamoci anche su questo versante. In politica, Lei mi insegna, bisogna 
guardare sempre avanti. Il seme porterà il suo 
frutto.
A presto, caro Professore. Con l'affetto e la stima di sempre. Luigi Sorella.
