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		24/6/2009 ● Cultura
Lettera aperta al prof. D'Ambra: nella nostra Cultura manca "il coraggio della verità!"
  Luigi Sorella ● 1813 
        
        Gentilissimo Prof. D’Ambra, 
quante volte, chiacchierando tra di noi, insieme abbiamo condiviso l’argomento 
“cultura” nella nostra comunità? Come non condividere il suo punto di vista di 
una comunità dedita a coltivare il “proprio orticello”, di una comunità 
puntuale ad “alzare muri o steccati di qualsiasi genere, che siano pregiudizi 
o, a volte, incomprensioni scaturite da dialogo assente”?
Mi tornano in mente le parole de “ I promessi sposi”, quando il Manzoni affida 
al buon don Abbondio un concetto molto attuale: “Il coraggio, se uno non ce 
l'ha, non se lo può dare”. Quale coraggio?
Secondo me, il coraggio della verità!
Dobbiamo pur riconoscerci, un giorno, che forse l’emergenza non è dentro la 
“cultura” dei protagonisti di questo paese, secondo me una cultura ancora sana e 
vitale, ma fuori da essa e certamente chi la gestisce in modo istituzionale deve 
pur assumersi, per il passato, per il presente e per il futuro, le proprie 
responsabilità. 
Recentissimo è il caso dell’inaugurazione del nuovo teatro (comunale o 
provinciale?), qui a Guglionesi. Entrambi, io e Lei, abbiamo assistito ai 
discorsi di circostanza dopo il taglio del nastro: purtroppo solo politici sul 
palco! Peccato, perché si è persa una bella occasione di rendere merito alla 
cultura di Guglionesi. Io avrei preferito vedere il taglio del nastro con Lucio 
Terzano (in qualità di padrino), con Maria Pia Ionata (in qualità di madrina), a 
proposito di "Cultura", piuttosto che con l’onorevole Sabrina De Camillis!
Riflettiamo sulla “Cultura” con serietà e con onestà intellettuale.
Lei, gentilissimo Professore, ha rilevato la “cultura della verità” quel giorno? 
L’assenza della “cultura della verità” nel giorno dell’inaugurazione del teatro 
Fulvio è stata emblematica per i giovani e, secondo me, forse non è nemmeno 
classificabile nell’ostruzionismo istituzionale di colore. Quando la “cultura” 
ha che fare con chi ha il dovere (non solo il diritto!) di gestirla 
istituzionalmente (come risorsa per l'"educazione" anche dei suoi figli e del mio) mi riesce 
difficile orientarmi “culturalmente” nei complessi equilibri di chi la 
rappresenta, o crede di rappresentarla o che spera di rappresentarla. Da 
intendersi come comunità! Poi un giorno magari dovremo approfondire meglio cosa 
sia la cultura secondo gli schemi messi in campo da coloro che ci rappresentano, 
o che credono di rappresentarci, o che sperano di rappresentarci. Sempre come 
comunità! Sia nel passato, sia nel presente, sia nel futuro.
Ecco, invitando i lettori di Fpw ad argomentare sulle questioni da Lei 
sollevate, concludo dando la mia personale interpretazione sull’inaugurazione 
del teatro a Guglionesi (“ad Apollo e alle sue Grazie”): per me è stata 
un’oggettiva dimostrazione di non conoscenza dei fatti “storici” e di mancanza 
di riconoscimento ai protagonisti culturali in seno alla propria comunità. In un 
luogo del fare “cultura” (teatro) evitare di fare “cultura” credo sia stata una 
mancanza di “coraggio della verità”, nei confronti dei suoi figli e del mio. 
Dunque, per ora io lascerei (soprav)vivere - anche nel deserto! …anche senza 
acqua! – i tanti presidenti di associazioni, responsabili di comitati festa, 
direttori di web magazine locali, promotori di iniziative culturali di qualsiasi 
genere, che in questi anni si sono impegnati in prima linea a “fare 
qualcosa”, perché restano i veri e, per ora, gli unici testimoni di una comunità 
culturalmente viva. Non intenda, caro Professore, il mio invito come un segnale 
di chiusura, anzi è una porta che resterà sempre e comunque aperta con il 
“coraggio della verità”.
