BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000
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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 è attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali è in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (circa 3.200.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


15/9/2009 ● Poesia

Italianesi, un popolo da inventare


  Filippo Salvatore ● 1323


Italianesi, un popolo da inventare
(a Pier Giorgio Di Cicco)

La nostra forza, il nostro martirio
è sapere di essere italianesi,
sangue morto e risorto.
E siamo i Principi redivivi,
tu fra gli inglesi, io tra i francesi,
la voce di gente nutrita di silenzio.
Ogni nostra parola,
ogni giorno della vita ,
è miracolosa resurrezione.
Siamo, amato fratello italianese,
superstiti del vecchio mondo,
quello millenario
di Etruschi e di Frentani,
siamo i demiurghi,
con parole ancora da scoprire,
della razza da inventare.
Nelle nostre città settentrionali
è lo scirocco che ci brucia
le vene a renderci sospetti
agli atletici, asettici, puliti,
superbi cibernetici tecnocrati,
adoratori del plus valore
quantitativo, cumulativo,
progressivo, esponenziale,
lineare, planetario, galattico,
che ignorano
come si assapora
la lacrima di miele di fico
con la punta della lingua,
l’arte di far gioire una donna
senza toccarla,
di amarla senza possederla.
Ma tra i ruderi,
o nei palazzi barocchi
invasi da lupi sedentari
che non hanno mai visto
laghi grandi come mari,
praterie annerite
da mandrie di bisonti
ghiacciai spessi
come calotte polari,
grattacieli,
dieci volte gli anfiteatri,
è l’apocalisse subita
a farci diversi.
Abbiamo avvistato e sorpassato
il monte proibito, e, presi nel vortice,
siamo periti e chissà come,
riemersi dalla prora in su e
rinati oltre Gibilterra.
Il nostro martirio non si risolse
in ossimori costanti,
abbattè muri invalicabili
con sopra cocci di bottiglie.
La nostra apocalisse
non fu nulla permanente.
E siamo ora
vecchi di nascita, non di costumi
giovani di adozione, non di visione.
Siamo italianesi,
un popolo da inventare.





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