BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000
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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 è attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali è in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (circa 3.200.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


20/1/2010 ● Cultura

Politica divorziata dalla Cultura?


  Pietro Di Tomaso ● 1531


La politica italiana si genuflette la domenica davanti alle icone della cultura, ma si guarda bene dall’impegnare se stessa e le risorse per qualcosa che, ai suoi occhi, elettoralmente non significa granchè, non influenza i grandi numeri come facevano il sindacato e i partiti organizzati. La cultura, insomma, agli occhi del potere è meritevole di salamelecchi a non finire. Ma, tutto sommato, è ritenuta marginale” (così Giuliano Amato, presidente dell’Enciclopedia italiana).
Per fortuna in altri Paesi del globo terraqueo si ritiene convintamente che la cultura sia un veicolo di occasioni formative (vedasi sostegno alla ricerca) e viene vista non soltanto come valore in sé ma come grande forza attrattiva capace di generare indotti positivi.
Fatta questa premessa e volendo considerare la particolare situazione del Molise c’è da dire che è la terra delle piccole comunità. Tale fatto non costituisce di per sé un handicap. E tuttavia al di là delle dimensioni delle singole realtà economiche c’è un problema di incapacità di collaborare insieme, di fare sistema. Cui si aggiunge quello del ricambio generazionale, che manca. Auspicando quindi una buona dose di autocritica da parte delle attuali classi dirigenti e sperando in una rinnovata volontà dei molisani di credere nel futuro, cioè nel miglioramento della condizione di vita per i figli e i nipoti, è legittimo chiedersi: in quali settori sarà possibile prevedere ragionevoli potenzialità di sviluppo? Direi: Economia verde, tecnologia, turismo, cultura (puntando ad una sorta di rivoluzione dei saperi capace di formare professionalità nuove innovando l’istruzione superiore).
In questo quadro d’assieme non può mancare Guglionesi, nel cui territorio occorrerebbe, a mio avviso, costruire dei processi di riqualificazione urbana intorno a interventi culturali-pilota atti a generare indotti positivi. Un esempio tipico di cosa si intenda per “riverberazione di indotti positivi” consiste nell’interconnessione tra un Istituto culturale (capace di offrire una didattica di eccellenza) e tessuto urbano che lo ospita. Personalmente, come già accennato più volte, mi riferisco al ‘modello Fiesole’ e, come tutti i modelli, può solo servire da guida. E’ un’ipotesi per rilanciare la nostra cittadina, anche in chiave di ‘competition’ esterna. Si provi a valutarla.
Certo, a Fiesole c’è l’Università di Harvard e la casa madre statunitense ha, per esempio, attivato un nuovo master per “leader dell’educazione” capaci non solo di essere buoni insegnanti, ma di gestire una scuola come un manager attivo nel campo della raccolta fondi, nell’organizzazione di eventi e nel marketing e capace altresì di motivare docenti e studenti attivando nuovi metodi didattici. I master “sono corsi di studio che vengono dal basso” sottolinea Gianluca Fiorentini, il prorettore dell’Università di Bologna. “Sono i singoli professori o i dipartimenti che si accorgono di un buco da coprire, un’innovazione tecnologica che non può non essere insegnata. E si rivolgono agli organi centrali per l’approvazione della loro idea …e di calcolare la risposta degli studenti e di verificarne la solidità scientifica. A quel punto, il master inizierà a camminare sulle sue gambe, sorretto solo dai finanziamenti degli studenti”. In una congiuntura economica difficile, l’istruzione qualificata si ritiene essere la risorsa vincente. Nella nostra realtà territoriale, senza bisogno di arrivare alle superfacoltà della Università di Harvard, anche un ateneo come l’Università del Molise è in grado di organizzare nuovi master per giovani laureati e di incoraggiare le vocazioni più propriamente “sociali” (ad esempio: Master in scienze ambientali). In argomento, ho già avuto modo di segnalare in altro articolo quanto affermato dal Rettore, prof. Cannata, nell’ambito delle proposte per un nuovo mandato rettorale: “Chi ha progettualità, può proporli e sarà ascoltato (…)”. (Mi permetto di aggiungere: il Comune metta a disposizione una struttura adeguata e stipuli una convenzione e/o un protocollo d’intesa con l’Università, in presenza di un progetto ‘cucito su misura’ per Guglionesi). Se non piacerà l’ipotesi, la si porrà nell’affollato archivio dei buoni propositi.
In buona sostanza, all’interno del grande mondo della cultura possiamo prendere altresì ad esempio il teatro e connesso laboratorio teatrale, la prosa, la danza, i concerti, l’opera lirica, le orchestre e bande musicali giovanili. Tuttavia, è necessario sottolineare come, in generale, dette attività-vocazioni divengano interventi culturali pilota capaci di generare indotti positivi solo se riescono a far radicare nei nostri Comuni le grandi personalità in grado di “fare scuola” e quindi di far crescere l’offerta culturale di un determinato territorio e, con esso, la comunità.





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