Aggiornato:
		5/5/2012 ● Caro Direttore
Fuori gioco
  Luigi Sorella ● 2227 
        
        Caro Direttore,
comprendo la responsabilità della Sua linea editoriale, audace e innovativa da 
circa 13 anni. Un equilibrio intellettuale che si espone ad opinioni oltre 
l’approccio culturale, osando talvolta la deriva di un sereno confronto dentro i 
confini di una ragionevolezza costruttiva. 
Da lettore del Suo blog provo a sostenere un’argomentazione che troverà, magari, 
una certa (con)divisione culturale tra qualche lettore di Fuoriportaweb, ma 
credo che poi resti obliata all’occorrenza. 
Rischiando l’abilitazione a “demagogo dell’antipolitica†– un elogio che si 
distribuisce sfogliando il capitolo “etica e rinnovamento in Politica†al 
paragrafo “candidatura†– credo che in democrazia (narrata come partecipazione, 
alternanza, solidarietà, rinnovamento, opportunità, etc.) la porta della 
Politica debba sempre rimanere aperta per entrare, e possibilmente spalancata 
per uscire: la porta della Politica, in una sintesi grafica, potrebbe ridursi a 
simbolo culturale per rappresentare l’etica del rinnovamento. 
“A picture says a thousand words†(un’immagine vale mille parole), 
insegnano gli inglesi.
Durante gli ultimi vent’anni di profonda crisi sociale, economica, culturale – 
in sintesi “finanziaria†– nell’approccio alla gestione del “bene comune†penso 
che non si sia vissuto affatto un tangibile rinnovamento della politica in 
Italia anche perché, è la mia modesta opinione, si è reso in passato e si rende 
ancora oggi impraticabile il (ri)cambio della sua classe dirigente nelle 
amministrazioni pubbliche.
Probabilmente la mia impressione oggi non è così isolata.
Certo, c’è stato il fenomeno del “nuovismo decadenteâ€: nuovi nomi per 
partiti ormai vecchi e abbandonati; nuovi simboli partitici per mascherare una 
svolta verso la “seconda Repubblicaâ€, addirittura nei simboli grafici con 
caratteri cubitali è richiamato il nome di un “proprietario-garanteâ€, spesso 
reclinato alla “prima Repubblicaâ€; formule alternative di auto-finanziamento a 
pioggia, aggirando referendum e volontà popolari; scelte blindate dei “candidati 
dei capiâ€, per illudere gli elettori alle urne. 
Ma le facce? Quelle restano rinnovate – per (s)fortuna! – dal tempo, ma sono più 
o meno le stesse. 
Cioè negli ultimi vent’anni abbiamo vissuto un “nuovismo†con fin troppi tarli, 
appunto “decadenteâ€.
Eppure scopriamo, grazie al dibattere nel web, che “logorare†è un verbo in “remissio 
peccatorum†tra i postulanti della “buona Politicaâ€, pur nell’astrazione del 
sua nozione pratica.
All’occorrenza il “nuovismo decadente†minaccia con argomenti dell’antipolitica 
mentre cerchiamo di spiegarci – perlomeno nei blog, caro Direttore! – se sia 
“antipolitica†quella subita dai cittadini durante gli ultimi trent’anni di 
disastri amministrativi a più livelli. 
Tra i miei ricordi – facendo riferimento agli ultimi trent’anni – sono vivi i 
candidati o i (futuri?) candidabili che, nella morale più che nell’etica di una 
Comunità innovativa, pur essendo ormai adulti non hanno (ancora) maturato una 
certa onestà intellettuale verso il senso del “fuori giocoâ€, trascinando così le 
prospettive e le potenzialità culturali delle nuove generazioni verso un loro 
“nuovismo decadente†e dall’orizzonte ormai alle spalle del divenire. 
Quale anima esprime una democrazia partecipata così (in)coerente nel 
rappresentare l’etica del rinnovamento in politica? Per i politici privi della 
visione del “fuori gioco†il rappresentare l’etica del rinnovamento trattasi di 
una nozione populista di divergenza generazionale nella “politica del fareâ€, 
perciò astratta alla “politica del potereâ€. Una sorta di utopia che oggi 
appartiene all’abbaglio demagogico del web. 
Proporsi oltre un numero inopportuno e imbarazzante di candidature, a 
prescindere dall’esito elettivo, è l’impegno civico che la coscienza 
rinnovatrice della “passione politica†dovrà pur limitare, prima o poi, 
nell’ottica della trasparenza alla partecipazione e – aggiungerei caro 
Direttore! – alla rigenerazione del “bene comuneâ€. 
Negli statuti alcuni movimenti partitici contemplano il principio del (ri)cambio 
generazionale della classe dirigente, ma all’atto della sostanza c’è sempre una 
via di fuga per rientrare in gioco (i talenti della fuga sono i “zompa fossiâ€).
È letteratura, non solo nel Molise, l’espediente configurato in materia di legge 
elettorale per rendere praticabile un terzo mandato consecutivo (circa 15 anni 
di “responsabilità istituzionaleâ€, inconcepibile in altre democrazie moderne!) 
allo stesso governatore di una Regione italiana. 
In un tempo di evidente crisi per le credibilità della politica, dei partiti 
politici e dei loro rappresentanti, nel segno dell’impegno a esplicare un’idea 
di sviluppo raggiungibile della propria Comunità (cioè una “idea di Paese†
contagiosa!), ogni candidatura non si riduca all’ennesima (rin)corsa di una 
“passione†personale, fuori dall’etica nella rappresentanza di una collettività 
aperta ad ogni coscienza civica e culturale. Cioè, eticamente, non si (ri)costringa 
la Comunità alle esigenze politiche della propria candidatura spesso familistica 
e caricata di valori soggettivi. Anzi, la stessa “candidabilità†resti 
un’opportunità di rinnovamento generazionale e concreto per le aspettative di 
crescita dell’intera Comunità di appartenenza. 
In una “cultura della politica†che punti all’interesse generale, il valore 
aggiunto della “candidatura†rappresenti l’etica del rinnovamento.
Infine un appello a coloro che hanno nei loro cassetti un’idea di Paese 
credibile e soprattutto contagiosa per la "buona Politica": per mettere in fuorigioco i tarli 
della politica occorre mettersi in gioco.
Con stima.
Luigi Sorella
