BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000
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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 è attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali è in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (circa 3.200.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


18/7/2014 ● Cultura

Direttore pastorale sociale e del lavoro: "Approccio laico alla questione famiglia"


  Diocesi Termoli-Larino ● 1085


La settimana che è appena conclusa ha visto la famiglia al centro di alcune iniziative diocesane e non. Dopo la bella festa della famiglia, organizzata dalla commissione diocesana sulla famiglia, giunta alla sua VII edizione, ho avuto modo di partecipare ad un interessante incontro, organizzato sempre a Termoli da due associazioni culturali. “Una, nessuna, centomila: la famiglia nella società contemporanea” il titolo dell’incontro, con due relazioni tenute da un sociologo e un assessore regionale.

A margine dei due eventi, vale la pena fare alcune considerazioni.

Primo: contrariamente a quanto si pensa comunemente, imputare alla mancanza di fondi pubblici il ridimensionamento delle politiche di welfare a favore della famiglia è fuorviante. Il problema va inquadrato dalla prospettiva esattamente opposta: la scarsa natalità all’interno delle famiglie (siamo il Paese con il record mondiale negativo di soli 1,4 figli per coppia) è tra le cause che rischia di portare al collasso il nostro sistema di welfare. Nel 2000 è avvenuto il sorpasso dei nonni sui nipoti; nel 2028 avverrà il sorpasso dei bisnonni (over 80) sui pronipoti (under 9). Nel 1951 in Italia c’erano 47,5 milioni di residenti che avevano vissuto mediamente 31,6 anni e ne avevano davanti ancora 41,7. Nell’Italia di oggi, gli attuali 60,6 milioni di residenti hanno vissuto in media 43,5 anni e ne hanno da vivere ancora 40,2: è avvenuto il sorpasso tra passato e futuro. Semplificando: ci sono sempre meno persone in età da lavoro (e sempre più pensionati), che vuol dire meno lavoratori che producono reddito e consumano, versano le imposte per finanziare la macchina dello Stato e pagano i contributi per le pensioni e le varie forme di sostegno al reddito.

Se non si comincia da subito ad invertire la tendenza delle nascite non ci sarà riforma sanitaria o pensionistica che riuscirà a debellare il declino del nostro sistema di welfare.

A scanso di equivoci, il problema di una politica a sostegno della famiglia non riguarda cattolici e non: in questo campo il sistema fiscale della laicissima Francia è all’avanguardia rispetto al nostro.

Secondo: non bastano i soldi ad incentivare le coppie ad avere figli. C’è una fondamentale sfiducia nel futuro. Stante la difficoltà a trovare un lavoro stabile, oggi i giovani si sposano sempre più tardi e, quando lo fanno, ritardano la decisione di avere un figlio, in attesa di condizioni economiche più propizie.

Mi domando: ma un giovane precario di oggi vive in condizioni migliori o peggiori rispetto al suo coetaneo di 40/50 anni fa? La generazione dei nostri genitori, pur vivendo in condizioni economiche piuttosto modeste, facendo lavori spesso usuranti, ed essendo non di rado costretti ad emigrare all’estero, aveva una speranza nel futuro - e anche per questo faceva più figli - che, invece, l’attuale stato di benessere diffuso sembra aver progressivamente eroso.

C’è una spiegazione ragionevole a questo apparente paradosso per cui “+ benessere = - speranza nel futuro?”

Pasquale Santella
Direttore pastorale sociale e del lavoro





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