BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000
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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 è attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali è in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (circa 3.200.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


21/2/2015 ● Cultura

"La notte è ...


  Mario Vaccaro ● 1227


... piccola per noi, troppo piccolina" - lamentavano le Kessler. Già, l'amante vorrebbe durasse di più. Chè la notte pare a ciò prestarsi, ad esser traversata tra le braccia del partner o, per maggior consuetudine, cingendole a Morfeo. Che sia questi o Eros a far da Cicerone, comunque sono territori non ordinari che ci accingiamo a solcare, realtà con leggi fisiche forse assenti, magari diverse, di certo superflue ... un Altrove che ci sorprende e meraviglia ogniqualvolta ivi ci addentriamo. E così l'abdicare del sole assume una valenza che valica la mera concessione del non sempre meritato riposo: si spegne, con esso, quel complesso meccanismo che ogni individuo imbastisce per produrre una visione convenzionale della realtà, di un'esistenza come gli aggrada che sia, un habitat mentale rassicurante sulle cui illusorie certezze potersi accomodare. Ed è così che il mio intelletto inciampa nell'ennesimo paradosso: dietro la nitidezza della visione diurna si nasconde l'illusione, il buio consente invece alla nostra mente di scavare, alla ricerca del tempo perduto ... di giorno. Il buio fa della notte una sconfinata lavagna. E più pesto è, meglio s'adatta allo scopo. Ed ecco la questione, lo scopo quale sarebbe? Io, al riguardo, non posso che dire la mia, io, uno dei tanti di lei amanti. Amanti del silenzio, delle rariformi presenze ... immagino sia quel che confesseranno i più. E' invece la semplice oscurità ad alimentare la mia passione. Beh, semplice, è solo un modo di dire. Nell'ambito della messa in scena dell'"Opera" per eccellenza, la Creazione, il "fiat lux" costituisce un memorabile coup de théatre. Non è forse l'alba, da metafora vestita, a rammentarci la provenienza dal buio, su cui la luce s'impone quale artificio, usurpatrice nel regno delle tenebre? Confesso il personale mio disorientamento di fronte a quanto, al riguardo, c'indica la Bibbia: la Conoscenza, la luce che il Sapere proietta sull'ignoto, è frutto proibito, e Lucifero, che della luce è portatore, diventa presenza non desiderata ... ma su questi pensieri il buio resta. Eppure l'assenza di orizzonti regala, da ulteriore paradosso, una maggiore profondità di spazio. Dissimile, in questo, il buio dalla nebbia, che pure ci fa procedere a tentoni ma regala l'idea di un muro che, riempiendo, di spazio è sottrazione. Probabile che questa mia attitudine sia collegata alla personale visione del buio come squarcio, un'apertura anziché qualcosa che si frappone tra la nostra vista e i potenziali oggetti su cui la stessa poter esercitare. La nebbia impedisce l'esatta percezione della distanza dalle cose che so essere presenti innanzi a me, il buio reca con sé il mistero di una realtà che, chissà, potrebbe essersi rivoluzionata dopo il saluto agli ultimi istanti di luce. La lingua inglese conserva una traccia della cosmogonia egizia nel termine "tramonto", sunset ... sun+seth, l'estemporanea vittoria delle tenebre nella quotidiana, ciclica lotta con la luce o, metafora preferendo, tra bene e male, conoscenza e ignoranza e compagnia bella. La notte viviamo dunque in un regno diverso, con leggi diverse ... noi siamo diversi. Il buio offusca i contorni delle cose, che passano dal proiettare ombre all'essere ombre esse stesse, favorendo la nostra attitudine all'introspezione, la vista non essendo saturata - dunque distratta - dal troppo vedere. E così la realtà dell'immaginazione si avvicenda all'illusione del reale, invece di subire la realtà la creiamo, tracciando su quella lavagna immagini e proiezioni del nostro pensiero informe. Il buio, con la sua profondità immaginaria, è il supporto ideale per l'attività intellettuale, per asservire il furore creativo di una mente capace. Ed ecco l'informe intelletto avanzare verso l'ignoto, rosicchiandone spazi ulteriori in virtù della sua "luce". A ben vedere la metafora dell'orizzonte che sincronicamente procede al nostro avanzare - a rammentarci l'ineffabilità della Conoscenza - è per l'uomo meno premiante di quella del buio, della luce della sapienza che sottrae spazi all'ignoto, di questo che restituisce con maggior efficacia il senso dell'infinito e dell'immaginazione che può, del buio, fare materia da plasmare. Se la luce del giorno svela la sfacciata Bellezza del Creato, palesando il mistero della Creazione, la notte consegna all'uomo il potere del Demiurgo. E dunque il tramonto non segna affatto la chiusura del sipario bensì la sua apertura, potendo l'intelletto - nel palcoscenico ove campeggia la scenografia notturna - recitare la sua parte, quella di protagonista assoluto della vicenda umana ... "fatti non foste a viver come bruti ...", ed eccolo l'intelletto a far da bussola, per orientarci nel percorso che conduce a diventare uomini migliori. Nella famiglia che fu era nel dopocena, al chiarore del focolare, che il nonno si prodigava nell'arte arcaica della narrazione. Nelle ore notturne veniva tramandato il sapere ancestrale contenuto nei miti ... la tradizione, che il nome stesso - dal latino traditio - esige a qualcuno essere consegnata. E' così che il buio propone all'immaginazione il ruolo che le compete - di pari, anzi maggior dignità del sapere - ovvero di ridimensionare l'ostilità dell'ignoto, addomesticarlo, facendone insospettato terreno praticabile. Le notti rappresentano, per un letterato-artista, le pagine intonse di un diario, nere anziché bianche, comunque da riempire, col gessetto anziché con l'inchiostro. Indelebile, questo, come le certezze - seppure illusorie - che di giorno nutriamo, volatile e riscrivibile il primo, come si addice ad una creatività in continua evoluzione. E, badate, non v'è attestato che possa asseverare"artisti", è sufficiente un gessetto tra le dita ed una lavagna intonsa. Di giorno la soglia di casa è il varco che ci consente l'ingresso nel formicaio: ci aggreghiamo ai nostri consimili per condividere gesti di un rito insensato, illudendoci di essere ingranaggi animati da un moto proprio, assolventi una ben precisa funzione. Ci piace, così, credere che il tempo trascorso con gli altri sia, per la nostra indagine intellettiva, utile e fruttuoso. Ma l'unica compagnia davvero utile al progredire in tale opera è quella di se stessi, "... perchè noi non siamo come costruzioni cui si possono aggiungere pietre dall'esterno, ma come alberi che traggono dalla propria linfa il nodo successivo del loro fusto, il piano superiore della loro foliazione". E allora, mio compagno di ventura, intendi saziare gli appetiti dell'Ego acquisendo posizioni di potere nella sfera materiale? Beh, che dire, de gustibus ..., ma di nettare ed ambrosia si cibano i palati fini, di chi accede al potere creativo destinandosi all'immortalità. Un esempio? ... anzi, l'Esempio. Disceso nell'infimo della sua anima Dante, "il" Poeta, si ritrova in quel buio, nel suo buio, ad ordire la trama di un mondo sconosciuto, e le sua pagine memorabili sono un invito, rivolto ai lettori, ad abitarvi. L'orizzonte della sua opera è sconfinato, un universo senza tempo in cui Bonifacio VIII - l'uomo più potente in quell'epoca - è un semplice osservatore, confinato dalle ordinarie meschinità ad un destino comune, quale quello di milioni di altri mortali. La sua opera creativa è rivelatrice del potere dell'immaginazione di condurci Altrove: oltre che per se stesso, egli indossa i panni del Destino anche per gli abitanti privilegiati del suo mondo, statuine scelte per il suo eterno presepio, dispensando il tocco dell'immortalità anche a costoro ... protagonisti nei suoi versi, questi sono per loro nettare ed ambrosia. E nel '900 Borges, nello spazio breve di poche pagine, ci ha condotto per mano negli universi creati dalla sua immaginazione, un potere da lui sondato a tempo pieno per via della cecità. La luce ed il buio, la vita e la morte ... se della metafora vi è fattiva corrispondenza, la nostra anima gioisce all'alba del tramonto, momento della liberazione dalle briglie, libera così di esprimersi in pienezza nel suo habitat, nell'elettiva sua dimora ... et in Arcadia ego.





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